Da quando ho lanciato le prime pillole sulla mia inchiesta “Il Diego rivoluzionario” in tantissimi mi hanno scritto meravigliati dagli incredibili e diabolici collegamenti tra politica e calcio. A partire dai mondiali del ’78 in Argentina quando proprio il calcio servì a coprire una dittatura.
Aggiungiamo ora qualche altro tassello. Raccontiamo per esempio che Kissinger era nel comitato organizzativo dei mondiali USA ’94, quei mondiali dove squalificarono Maradona, amico fraterno di Fidel Castro che era a sua volta nemico giurato di Kissinger. Che coincidenza.
La Fifa premierà Henry Kissinger con l’onore al merito, nonostante quei mondiali: nel ’94 per far felici gli apparati americani furono giocati i mondiali con fusi orari e condizioni di calore proibitivi ed estremi, come soltanto Maradona ebbe il coraggio di denunciare pubblicamente. Blatter, Presidente della Fifa, vorrà Kissinger nella sua commissione anti-corruzione.
Quindi calcio e politica sono stati sempre l’uno la conseguenza dell’altro. Il calcio è stato usato per distrarre, ma anche come motivo di legittimazione. O come strumento punitivo, come nel caso di Maradona.
Pezzi di storia e realtà che non avrebbero mai voluto far emergere. Racconti che fanno indignare, che però sono destinati a cambiare per sempre la concezione che ognuno di noi ha del rapporto tra la politica e lo sport più famoso al mondo.
La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere con Francesco Amodeo