Il giorno è arrivato, con tanto di rincorsa alla previsione più azzeccata circa l’orario, il volo, l’aeroporto. Fumisterie tutte romane o ennesimo sintomo di spasmodica attesa? Chissà come si dice “ ‘sti cazzi “ in portoghese? “Lui”, tranquilli, avrà nel frattempo metabolizzato l’espressione, chissà come e quando la citerà.
Ti puoi innamorare di uno o di una che hai visto solo in fotografia? La quotidianità insegna che sì, puoi, anche pazzamente. Ma puoi addirittura amare uno che hai detestato anni prima, quando sulla panchina dell’Inter era il più irridente degli avversari? Sì, puoi, se al tempo pensavi: – Lo detesto perché è esattamente quello che vorrei dalla mia parte… –
Oggi dunque sbarca, e da quel momento, nel campo della comunicazione, ci si dovrà, non ci si potrà, aspettare di tutto. Ci si dovrà, dicevamo, perché la prima certezza è che darà un titolo ogni volta che aprirà bocca. O un “titulo”? Battuta non casuale: ci si ricorda delle sue uscita a distanza di un decennio abbondante, proprio perché mai casuali, mai semplicemente o grossolanamente provocatorie. Laurea honoris causa in Scienze della comunicazione: come mai non gli è ancora stata assegnata, dopo quella che a Lisbona gli conferirono in Scienze motorie e umane?
I tifosi invece cosa potranno aspettarsi e ragionevolmente sognare? Ce lo diranno questi trenta giorni, con una convinzione, almeno da parte nostra, in partenza: il fuoriclasse i Friedkin lo hanno preso per la panchina; per quanto riguarda l’organico si spera in qualche campione e nel numero più elevato possibile di ottimi giocatori.
Se poi il clamore dell’attesa dovesse sembrarvi eccessivo, perché come ha detto qualcuno sembra che quella per Mourinho sia paragonabile a quella che vivono i bambini la notte di Natale, forse il popolo dei romanisti potrebbe spiegarvelo con una proporzione, quasi matematica: – A Babbo Natale avevamo meno cose da chiedere. –
Paolo Marcacci