Sono passati ventisei anni da quel 1995, quando una giovanissima Silvia Salemi, di appena 17 anni, vinse il Festival di Castrocaro. Un riconoscimento importante per la giovane cantautrice, che le permise l’anno successivo, nel 1996, di partecipare a Sanremo nella sezione “Nuove proposte”. Silvia non era affatto abituata a certi palcoscenici: “Dovevo fare la maturità, andavo in giro con i libri. Venivo da un paesino in provincia di Siracusa. Poi ti cominciano a riconoscere tutti, sei sotto i riflettori… Però è bello perché quello che dici viene ascoltato con più attenzione”.
Un’artista poliedrica, in grado di scrivere testi propri, cantare ma anche portare avanti altri progetti, come quelli televisivi o radiofonici che negli anni l’hanno resa nota al grande pubblico: “Ho fatto musica, tv e teatro: mi piace il rapporto con la gente, con le persone. Volevo rompere gli schemi: mi è piaciuto, con umiltà, fare varie cose. Non volevo essere solo cantante: non faccio male a nessuno spaziando”. La parola d’ordine, però, è sempre la stessa: umiltà. Ogni progetto pensato e realizzato nella sua carriera, la Salemi lo ha portato avanti con la consapevolezza di poter fare sempre meglio.
I sogni nelle tasche
L’ultimo progetto è un brano dal nome “I sogni nelle tasche”, scritto con la collaborazione di Marco Masini, Barbara Montecucco, Valerio Carboni e Marco Rettani: “La canzone è nata in un momento sfortunato come la pandemia. Ci siamo incontrati via Skype e abbiamo ricamato questa coperta. Ci siamo liberati di un passato pesante per vivere un presente e un futuro migliori. Tornare tra la gente è una grande emozione. C’è molta voglia ma anche molta paura. Non è ancora finita ma il live è sempre bellissimo. Ora si riparte: io lo farò a metà agosto”. Il futuro, poi, è ancora un grande punto interrogativo, ma Silvia ha le idee chiare: “Voglio continuare ad emozionarmi: se fai una cosa con grande leggerezza, allora dai tutto. Vorrei avere sempre un’emozione dentro da raccontare”.