La disperazione sociale. Lo Stato degli scoraggiati, cioè di coloro che rinunciano perfino a chiedere il diritto al lavoro, sancito dalla Costituzione italiana, sono fenomeni in costante e drammatico aumento. In questo modello la disparità tra le classi sociali non può che crescere. Le politiche neoliberiste aumentano la distanza tra ricchi e poveri, tra i pochi che accumulano le enormi ricchezze del mondo e i tanti che vi perdono l’accesso e rimangono disperati ed emarginati. Questo è l’unico concetto che voglio argomentare oggi. Non pretendo di avere ragione: non ho la verità in tasca, quelle le trovate sui quotidiani e in tv. Qui trovate dei dubbi. Grazie al fatto che si può girare per le città d’Italia, vedo Firenze, Roma, Milano, Bologna, Padova… Città sempre più povere, negozi che chiudono, serrande che non vengono rialzate. Questo me lo dicono i tassisti quando giro con loro: “Quei negozi lì non riapriranno più” mi diceva un tassista in una via di Roma. La disperazione sociale è nel concetto degli scoraggiati.
I dati statistici non rappresentano nemmeno più bene il grande numero: sono milioni di persone che non trovano più lavoro ma non lo cercano neanche più. Sono 4 su 10 i giovani in questa situazione, oltre il 42%. È una situazione folle: persone che non hanno lavoro, ci sono famiglie nelle quali non lavora neppure un membro. I dati Istat ci dicono che il numero degli italiani poveri sta diventando milioni e milioni di persone. Come facciamo a continuare a credere che la politica che portiamo avanti da quarant’anni, quella dell’Unione Europea e del neoliberismo, distruggere lo Stato, il ruolo della politica, andare sulle liberalizzazioni, aumentare le tasse, anche le patrimoniali, e tagliare le spese pubbliche perché sono considerate improduttive… Questa roba qua, che ha distrutto la sicurezza e creato precarietà nel lavoro dipendente sostituendolo con uno temporaneo e part time, è una situazione di fragilità nella quale molte persone non voglio aprire gli occhi. Io ci provo, non per divertimento ma per lasciare alle persone la possibilità di avere almeno il dubbio che ciò che ascoltano nel telegiornale non sia l’assoluta verità.
Malvezzi Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi