Non conosco di persona Fabrizio Masucci, direttore del Museo Cappella Sansevero, tra i più importanti e conosciuti di quel tempio maestoso di cultura ed identità forte, civiltà classica che è Napoli.
Mi sento tuttavia di dire che uomini come lui con i loro gesti nobilitano l’intera categoria del genere umano e ci segnalano che anche quando tutto pare perduto si può ancora sperare in desideri di migliori libertà, in modi più dignitosi di abitare il mondo rispetto a quelli in cui nostro malgrado ci troviamo a vivere. Fabrizio Masucci ha scelto di abbandonare la carica di direttore del Museo dacché non può accettare che nel suo Museo si dia la discriminazione a norma di legge prevista dalla tessera verde o green pass che dir si voglia.
Questo che ora vi leggo è un breve passaggio della lettera con cui Fabrizio Masucci, dopo anni di onorato servizio, ha dato conto delle proprie dimissioni da direttore del museo: “Se viene richiesto ad un museo di rinunciar alla parità di trattamento per motivi che non possono che essere recepiti come strumentali in quanto non connessi alla tipologia di spazio-attività intendo pacatamente ricordare che i musei sono per loro vocazione luoghi d’inclusione e che l’accesso paritario all’arte alla cultura dovrebbero essere scarificati solo all’esito di ogni sforzo possibile volto ad evitare una simile ferita. Mi auguro che l’autorità competenti possano riconsiderare una decisione che coinvolge aspetti socio culturali di rilevanti interesse collettivo al fine fine di risparmiare almeno ai musei, riserva aurea di civiltà, lo scomodo ruolo di bersaglio dell’intemperanza dell’arena mediatica.
Ci sarebbero anzi le condizioni propizie per fare dei musei un sicuro spazio neutro in cui le persone circondate dalla bellezza possano ricominciare a conoscersi e riconoscersi senza etichettarsi reciprocamente. Per la radicata cultura della legalità che ha sempre contraddistinto la nostra istituzione, a partire dal 6 agosto anche il nostro museo come è ovvio che sia si adeguerà al rispetto delle regole previste al D.L. n. 105 del 23 luglio 2021. In considerazione di quanto fin qui esposto non posso però sottrarmi al più forte richiamo della mia conoscenza che mi induce a lasciare, dopo oltre 10 anni e mezzo, la presidenza e la direzione del museo Cappella Sansevero. Spero che questa decisione venga intesa come semplice gesto di coerenza del mio giudizio e del mio sentire”.
Sono parole che devono essere meditate quelle di Fabrizio Masucci, parole che chiamano in causa non solo le istituzione ma anche noi nella nostra indeducibile singolarità e nel nostro rapporto con gli altri e con la società. Leggendo il testo di Fabrizio Masucci pare di sentire quella magnifica musica, oggi cosi rara, che nel Lachete di Platone si dice provenire dagli uomini coerenti come Socrate. Uomini in cui parole e azione si accordano magnificamente e producono il suono amabile di una vita coerente ed equilibrata. Una vita in cui il punto saldissimo è la fedeltà a se stessi e ai propri principi. Lo sappiamo. In ogni regime degno di questo nome sono pochi o comunque non abbastanza quelli che hanno il coraggio e l’onesta di opporsi, di non prendere la tessera e non piegarsi alla più folli ingiunzioni che vengono dall’alto. Sono ovviamente gli uomini più invisi al potere e non solo per il fatto che non si inginocchiano davanti a chi comanda e ai suoi simboli ma anche perché con la loro limpide coerenza e con la loro condotta mostrano in forma mediata la non innocente responsabilità, spesso la viltà, di quanti invece si piegano e accettano l’inaccettabile.
Uomini come Fabrizio Masucci ci ricordano che anche nel peggior regime si può essere liberi se al regime ci si oppone e si rimane fedeli a stessi. Il singolo che non si piega è l’incubo peggiore per l’ordine dominante, nel suo splendido e risoluto no risuonano splendidamente la libertà e la costanza di chi è disposto a perdere tutto pur di non perdere se stesso. È di uomini come Fabrizio Masucci che oggi l’umanità ha disperato bisogno nell”attuale lungo inverno della democrazia e della libertà, nel tempo della notte che si fa sempre più buia. Con il suo gesto al tempo stesso semplice ed eroico Fabrizio Masucci ci ha ricordato che la notte in cui siamo dipende da noi perché il buio è semplicemente quando tutti chiudono gli occhi.
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