Guardate: ci trattano tutti come malati e dobbiamo sempre dimostrare di essere in salute

Vi è un libro molto importante del 1974 di Ivan Illich che oggi andrebbe riletto e rimeditato. Si intitola “Nemesi medica” e ha per oggetto quella che lo stesso Illich definisce, nel sottotitolo, l’espropriazione della salute. Molteplici sono i temi affrontati che hanno forte incidenza sulla comprensione del presente legato al SARS-CoV-2.
In primo luogo mostra come il concetto stesso di salute sia storicamente e socialmente determinato e dunque connesso, con i tratti specifici sul piano politico, economico e sociale, di una specifica società, di un modo storico della produzione. In secondo luogo Illich sostiene come la nostra società vada incontro ad una progressiva medicalizzazione integrale, legata ai processi del business capitalistico. In sostanza, spiega Illich, la salute stessa diventa questione economica, miniera da cui estratte profitto, così che il capitale, che diventa anche capitale farmaceutico, non può astenersi dal tentativo, dal furore, di occupare anche lo spazio della vita degli individui, unendo così la bio-politica nel senso foucaltiano all’economia, alla riduzione stessa del bios.
In terzo luogo, Illich mostra adeguatamente come di fatto la nostra società tenda a considerarci tutti sempre più spesso come malati. Rapportando le considerazioni di Illich con il nostro presente, credo che vi siano notevoli ed interessanti punti di tangenza che chiedono di essere interpretati criticamente.


Anzitutto possiamo ragionevolmente sostenere che la nuova società del leviatano terapeutico, che ha preso forma nella figura del nuovo ordine tecno-sanitario, ha in effetti come caratteristica quella di trattarci tutti come potenzialmente malati e così si spiega la categoria intrinsecamente ossimori e sconosciuta prima del covid-19, di malato asintomatico.
Prima esisteva soltanto il portatore sano, che era per definizione un soggetto sano seppure portatore del virus. Se tutti invece diventiamo malati asintomatici potenziali, ciò vuol dire che non esiste più la società dei cittadini portatori di diritti e doveri. Esiste invece una mega clinica estesa quanto la società in cui vi sono soltanto malati potenziali che debbono sottostare ai diktat dei camici bianchi, cosicché non possano esimersi dall’essere curati da che ne va non solo della loro salute ma anche della salute di tutti gli altri che sono a rischio contagio.
Ecco perché il nuovo leviatano tecnico-sanitario pone in primo piano la figura di una iatocrazia che prevedere il potere dei camici bianchi ed ecco altresì perché il nuovo leviatano tecnico-sanitario tende a considerarci tutti come malati potenziali.
Non mi dilungherò oltre sulla questione del business del nuovo capitalismo farmaceutico perché è chiaro come la luce del sole dove esso sia, basti anche solo guardare al business immenso delle benedizione di massa con il sacro siero sempre laudando. Profitti esponenziali, tasse bassissime, il work case scenario per le case farmaceutiche è la fine dell’emergenza farmaceutica, così come quella dei produttori di armi coincide con la fine delle guerre nel mondo.

Un punto su cui voglio richiamare l’attenzione è questo. L’infame tessera verde della discriminazione ne è la prova lampante: siamo oggi trattati come soggetti potenzialmente malati. Si dà per scontato che tutti noi siamo malati e dobbiamo sempre dimostrare sempre di nuovo, con certificati appositi, con prelievi, il nostro essere in salute. Non più cittadini sani a cui accade di ammalarsi, al contrario malati che devono dimostrare volta per volta di essere sani. Ecco perché ci troviamo dinanzi a una nuova figura, inedita e sconosciuta in passato: la figura non più dei diritto alla salute bensì quella del dovere alla salute. Il cittadino non può permettersi di essere malato, deve continuamente esibire di essere sano. Ecco perché si sta verificando, per riprendere Ivan Illich, la medicalizzazione integrale della società.
Malati in luogo di cittadini, benedizioni di masse e quindi cure per tutti: in ciò sta il segreto dell’insistenza ipertrofica sul tema delle vaccinazioni. A differenza delle cure, che riguardano i malati in senso stretto, le vaccinazioni riguardano l’intera società ridotta come clinica. Tutti finiscono per essere, in un modo o in un altro medicalizzati. Ecco dunque il cuore segreto del nuovo leviatano tecnico-sanitario, che possiamo decifrare con il supporto di un pensatore illuminato come Ivan Illich.

RadioAttivitàlampi del pensiero con Diego Fusaro