Greta e Papa Bergoglio, avanza il capitalismo green che finge di tenere all’ambiente

Vi è un nuovo ritornello che sentiamo ormai ripetere urbi et orbi a reti unificate e in ogni frangente. Si tratta del nuovo ritornello della giustizia climatica, come viene appellata. Ebbene tale ritornello serve alle ragioni del padronato cosmopolitico sans frontières essenzialmente per tre diverse ragioni reciprocamente innervate.

Innanzitutto serve al padronato cosmopolitico per fingersi di curarsi dell’ambiente limitandosi a ritinteggiare di verde il capitalismo. Se si avesse veramente a cuore l’ambiente si dovrebbe mutare modello di sviluppo, esattamente ciò che non vogliono i padroni del capitale i quali fingono appunto di curarsi dell’ambiente semplicemente ritinteggiando di verde l’economia capitalistica. Un cubo rovesciato resta pur sempre un cubo, così un’economia capitalistica basata sullo sfruttamento resta pur sempre, anche se tinteggiata di verde, un’economia capitalistica. In secondo luogo il nuovo ritornello della giustizia climatica serve al padronato cosmopolitico per fare business con nuovi promettenti mercati. In terzo luogo serve al padronato cosmopolitico per scaricare la colpa sugli sconfitti del globalismo dacché ora il padrone buono che viaggia con i nuovi mezzi della green economy può fingere che la colpa della situazione ambientale sia dell’operaio magari con la Panda in coda sul Raccordo Anulare.

Secondo questa logica illogica il padrone sulla mega macchina green rispetta la giustizia climatica che invece non è rispettata dall’operaio di Mirafiori con la Panda. La verità è che la green economia ha il proprio fondamento nel business assai più che nella cura dell’ambiente, anzi a rigore usa l’importante tema della cura dell’ambiente come fattore da convertire in elemento di business. Il capitale muta tutto in merce circolante, anche ciò può contestarlo anche ciò che in apparenza è ai suoi antipodi. Stanno provando attraverso l’impiego e la strumentalizzazione di Greta Thunberg ad addomesticare una intera generazione. Lo fanno dirottando ogni possibile passione anticapitalistica, verso innocue rivendicazioni green interclassiste.

Non si spiegherebbe altrimenti la panoplia di celebrazioni mediatiche e giornalistiche con squilli trionfanti di trombe per questi giovani, “la meglio umanità”, che invece di scendere in piazza contro il capitale e lo sfruttamento, si danno convegno il venerdì, fanno scioperi che durano una semplice sola giornata e chiedono in modo generico più attenzione per l’ambiente. La lotta di classe cede il passo al giardinaggio. Il disimpegno cede il passo alla forma più tipica della resilienza contemporanea. Come nel finale del Candide di Voltaire ci viene detto senza tregua che si tratta di coltivare il nostro giardino. Intanto anche Papa Bergoglio lancia la sua ecologia integrale. Ancora un volta la Chiesa si rivela ancella del nuovo ordine mondiale turbo capitalistico e della c. d. svolta verde. Vale a dire del nuovo metodo per lasciare immutati i rapporti di forza, per non colpire responsabili reali, vale a dire i padroni e fingere di avere a cuore la questione ambientale quando in realtà l’unica cosa che si ha cuore è il business.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro