Lotito-FIGC: è guerra aperta. Tra il Presidente della Lazio e i vertici del massimo organo istituzionale del nostro calcio, guidati da Gabriele Gravina, non scorre buon sangue già da parecchio tempo.
Un continuo botta e risposta sta imperversando all’interno del panorama extra-sportivo soprattutto nelle ultime settimane. Il caso dei tamponi ha scatenato una diatriba che, con l’ultima puntata dell’esclusione dal Consiglio federale del patron biancoceleste, si è trasformata ben presto in una telenovela degna delle migliori serie televisive.
Ai microfoni dell’Ansa, un rappresentante della Figc ha commentato la vicenda: “Basta mistificazioni, la colpevolezza di Lotito è stata accertata“. La stessa fonte ha mostrato “stupore nell’apprendere come nelle ricostruzioni del presidente Lotito e dei suoi avvocati si parli erroneamente di deferimento eludendo artatamente il punto 4 della sentenza del Collegio di Garanzia dello Sport, dove c’è scritto chiaramente che l’aver schierato un calciatore positivo in campo e uno un panchina rappresenta una negligenza e una responsabilità molto gravi. La sua colpevolezza è passata in giudicato, non ci sono regole fatte su misura, le regole valgono per tutti e si devono rispettare; non c’è alcun personalismo, al contrario è lo stesso Lotito a personalizzare per distogliere l’attenzione dalle sue responsabilità“.
Il commento di Luigi Salomone de “Il Tempo”
“Negare l’esistenza di una sorta di guerra tra la Lazio e le istituzioni sportive significa negare la realtà. Avendo vissuto personalmente, da giovane cronista, quello che successe alla Roma del compianto Franco Sensi quando ha provato a scardinare il sistema ritengo opportuna una riflessione. Poi sappiamo che si è ritorto tutto contro al Presidente giallorosso, perché il sistema calcio ha degli anticorpi. La storia ci ricorda cosa hanno fatto anche sul campo a quella Roma negli anni immediatamente precedenti al 2000. Ora non penso che alla Lazio faranno esattamente la stessa cosa, ma ci sono stati esempi nel passato rilevanti. Quando ci sono state queste guerre tra una società e le istituzioni alla fine a pagare sul campo è stato sempre il club“.
Le considerazioni sul tema delle Teste di calcio
Alessandro Vocalelli
L’esempio di Salomone secondo me non regge. Lì c’era un Presidente che veramente ha provato a scardinare il sistema dicendo cose pesantissime, arrivando a parlare di associazione a delinquere, scatenando una guerra. Qui chi ha scatenato la guerra? Non mi pare che le cose stiano proprio così. Non mi pare che la Lazio abbia scatenato una guerra. In questo caso c’è la questione dei tamponi che, a torto o ragioni, ognuno può vederla in un modo o in un altro. A me però colpisce che una fonte qualificata della FIGC parli all’Ansa. Di fronte a un argomento così serio ci vorrebbe una figura associata ad un nome e un cognome. D’altro canto Lotito contesta il fatto che il Collegio di Garanzia del Coni dice che bisogna rimodulare la sentenza. Ciò significa che la sentenza in atto non va più bene.
Furio Focolari
Dal punto di vista giuridico non so chi abbia ragione. L’avvocato Afeltra ci diceva giorni fa che la ragione ce l’ha Lotito e non la Federazione, ma questo è un parere seppur autorevole. Però penso che questa guerra non giovi alla Lazio. Perché se alle scorribande di Lotito, giuste o sbagliate, si aggiungono le sparate di Sarri, il clima diventerebbe difficile da gestire. Tutto questo potrebbe portare solo danni. Personalmente dico che se ne poteva fare a meno.
Luigi Ferrajolo
Sono d’accordo con Focolari. Mi chiedo perché la Lazio ha voluto sollevare questioni di cui si poteva fare meno. Lotito poteva tranquillamente non partecipare al Consiglio e non sarebbe successo nulla di grave. Lui invece ha preso la cosa di petto. Credo che il nocciolo sia un punto di natura giuridica che andrà chiarito da quel punto di vista. Il nodo essenziale è sul termine ‘rimodulare’ che si ricollega alla sentenza presa in esame.