Scrive una lettrice sul gruppo Telegram: “Certo non piace l’incertezza, certo sarebbe più comodo avere delle parole di rassicurazione. Mi piace pensare che ciò che differenzia chi la segue sia la voglia di cambiare punto di vita. L’unico punto di vista che oggi tutti sembra vogliano evitare è l’ammettere di non sapere, ma chi non sa che cerca e quindi trova delle alternative prima mai solcate altrimenti è una minestra riscaldata con il brodo di altri. Grazie perché ci permette di arricchirci ma senza imporci già un idea ma lasciando a noi la libertà che è un dono ma anche un onere. Una sorta di libero arbitrio che si sceglie volontariamente”.
Sul gruppo Telegram ho ricevuto tantissime domande sull’economia economistica. Ho elaborato 10 domande, quesiti tra i più classici delle persone che mi seguono. A queste domande ho risposto in modo molto semplice: “Non lo so”. La lettrice con questo messaggio ha colto due elementi fondamentali dell’economia umanistica. La prima è il fatto che in un mondo in cui tutti sembrano avere la verità in tasca, in particolare nel mondo dell’economia con ricette già pronte su taglio delle spesa pubblica e aumento delle tasse, molte persone si pongono come unti dal signore. È necessario che ci sia qualcuno che dica: “Io non lo so”.
Il secondo passaggio è capire che questa ricerca di economia individuale non impone una verità ma lascia a noi la libertà di immaginare la nostra verità, una sorta di libero arbitrio.
Malvezzi Quotidiani, l’economia umanistica spiegata bene