“THE BIG LOVE – Una storia (d’amore) lunga 20 anni”, perché è questo ciò che il brand Mini rappresenta per tutti i suoi estimatori. Così si chiama il libro presentato in occasione dei primi 20 anni di appartenenza al gruppo BMW, un’opera edita da Mondadori Electa che narra la berlinetta in tutte le sue sfumature, anche quelle che hanno portato il brand ad andare ben oltre il settore dell’automotive e a creare una community che “condivide dei valori”. Parola del direttore di Mini Italia Stefano Ronzoni, che abbiamo intervistato.
I suoi 20 anni di Mini: cosa rappresenta questo marchio per lei come ammiratore e come direttore?
“Per me è un cambio di vita perché un brand come questo ti entra nella vene, io ero nel gruppo nel 2001 quando lo abbiamo lanciato, quando abbiamo avuto la fortuna di prendere questo brand con una storia così importante. Avevo un ruolo commerciale e mi sono accorto di aver toccato un brand con un’energia e caratteristiche assolutamente uniche.
La prima volta che ho guidato una Mini, l’ho guidata nel weekend di lancio e sono tornato a casa con un paio di pantaloni gialli. In realtà il colore è una delle caratteristiche di un brand così, come per chi lavora all’interno di questo brand è una gioia, perché in realtà noi non lo sentiamo come lavoro. Condividiamo dei valori, ci piace stare insieme e io cito sempre la nostra community, quella dei Mini Club. Noi partecipiamo attivamente alla vita del club ma non perché fa parte del nostro ruolo, partecipiamo perché ci piace stare insieme. Quindi abbiamo festeggiato con il Mini Club, con i clienti a Vairano abbiamo organizzato un evento di due giorni che abbiamo chiamato ‘Big love days’. Abbiamo provato e parlato di macchine, abbiamo mangiato, ascoltato musica perché il nostro brand è questo. Tutti coloro che lavorano in questo brand in realtà lo amano“.
Facciamo un regalo a chi ci ascolta: diamo qualche anticipazione, quella che preferisce, sui nuovi modelli in uscita.
“Quello che posso dirvi è che quelle che sono le caratteristiche di Mini rimarrano anche nel futuro, quindi il design economico, il ‘decor feeling’, questo concetto di auto che va oltre l’auto perché diventa uno stile di vita, un partecipare ai valori comuni questo ci sarà anche nel futuro.
La vostra filosofia sulla transizione all’elettrico?
La transizione all’elettrico è un punto noto. Noi in realtà siamo stati il brand che, all’interno del gruppo, ha testato la tecnologia elettrica con una flotta di 300 macchine che hanno girato negli Stati Uniti, poi nel 2017 lanciamo la Countryman Plug In e poi, finalmente, nel 2019 la Mini completamente elettrica. Nel 2030 il brand sarà il brand completamente elettrico all’interno del Bmw Group, però il ‘go kart feeling’ e l’iconicità del brand rimarrà inalterato se non migliorato“.
Qual è per lei il segreto che ha fatto grande questo marchio e che tiene sotto scacco anche la concorrenza?
“Il segreto del marchio, al di là di quelle che sono le cose ovvie come il prodotto, il design, il ‘Go kart feeling’ di cui parlavo prima, è il fatto di essere autentico e anche inclusivo. E’ un brand che ammicca tutti, che dà il benvenuto a tutti. Noi abbiamo i giovani driver così come i clienti di 60-65 anni che, dopo il passaggio della famiglia, tornano a godersi e comprare una Mini. Quindi questo senso di inclusione credo, al di là delle caratteristiche di design di prodotto, sia la vera chiave che spiega il brand“.