Questa mattina è intervenuto a “Un giorno speciale” con Francesco Vergovich e il Prof. Mario Tozzi, il Dott. Nicola Gratteri, autorevole magistrato, saggista e Procuratore della Repubblica di Catanzaro, al lavoro sul fronte anti ‘ndrangheta dal 1986.
Alla domanda di Vergovich su cosa significa sentirsi costantemente sotto scorta, il magistrato ha risposto: “E’ veramente pesante e stressante essere sottoposto a scorta in modo serio. Vuol dire dover discutere anche se fermarsi, durante il viaggio, a prendere un caffé. Non è una cosa semplice, perché so perfettamente di non potermi permettere il lusso di fare 10 metri a piedi perché si rischia in due modi: o quando si lavora in modo sistematico, attaccando interi centri di potere, intere famiglie, ad esempio, di ‘ngrangheta, oppure se uno gioca con due mazzi di carte. Nel mio caso, penso che riguardi la prima soluzione”.
“Finora ho toccato tutti i centri di potere nel corso delle mie indagini” ha dichiarato poi Gratteri, specificando, riguardo alle tematica delle scorte, che è vero che “In Italia ci sono molte scorte e molte tutele. Dovendole fare, non tutte vengono fatte al top. Bisognerebbe assumersi un po’ di responsabilità tra gli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto il Comitato Nazionale per la Sicurezza perché, se questi dà un indirizzo ai comitati provinciali, essi si adeguano. Ci sono anche tutele o scorte di gente che, magari, quindici anni fa faceva un determinato lavoro e ora non lo esercita più.”
Entrando nel vivo della tematica della ‘ndrangheta, punto focale del lavoro svolto dal Dott. Gratteri e del suo intervento in diretta radio, il magistrato ha dichiarato che “la ‘ndrangheta è strutturata militarmente, con codici molto rigidi. Vi è un criterio di selezione per essere affiliato alla ‘ndrangheta, un tirocinio molto duro che dura un anno e mezzo e, se il selezionatore non è bravo o questo giovane si rivela poi un mollaccione, chi lo ha portato quest’ultimo rischia anche la vita, o può essere messo da parte o posato, come si dice in gergo”.
Alla domanda del Prof. Mario Tozzi sull’atteggiamento dei calabresi nei confronti della criminalità organizzata e sul rapporto tra politica e ‘ndrangheta, Gratteri ha rivelato che “negli ultimi 25 anni abbiamo visto un’inversione di tendenza: prima erano i mafiosi a chiedere raccomandazioni a casa dei politici, oggi documentiamo che sono i politici a cercare i capi mafia, che sono portatori di pacchetti di voti, in cambio poi di appalti o di altri benefici. Questo vuol dire che, sul territorio, la percezione della gente è che il mafioso ha maggiore potere rispetto al candidato politico, perché il secondo sta sul territorio mediamente 3-4 mesi prima delle elezioni e poi sparisce, mentre il primo è presente tutto l’anno e dà risposte, seppur sbagliate.”
E ancora: “Quando un politico diventa potente vuol dire che è anche colluso con l’attività organizzata. La ‘ndrangheta è molto forte e difficilmente sta all’opposizione: nella campagna elettorale, in genere punta sul cavallo vincente. Le mafie non sono né di destra né di sinistra, pensano di capitalizzare quel pacchetto di voti che, certe volte, arriva anche al 30%”.
“Vedo questa mafia sempre più ricca. Ho fatto operazioni importanti la conosciamo sino all’interno delle viscere e sono convinto che, se i politici volessero, potrebbero abbattere le mafie al 70%, all’80%” ha aggiunto successivamente il Dott. Nicola Gratteri, in risposta alla domanda del Prof. Mario Tozzi “ad oggi non ho visto un governo che ha messo le mafia come punto centrale per la liberazione dell’Italia da questa piaga.”
“Posso affermare che, se il potere politico volesse, cambiando le regole del gioco, i codici” ha ribadito infine il magistrato “noi potremmo abbattere le mafie in modo consistente nell’arco di meno di 10 anni.“