I conflitti sociali creati ad arte dalla politica: fanno gli interessi del potere finanziario internazionale

Oggi vi spiego il concetto di controllo delle masse in materia economica. Lo abbiamo vissuto da 30 anni. Da 30 anni il nostro Paese, per esempio, sta adottando una ricetta. Esattamente dal 1991: lo ho documentato in grafici, che sono disponibili ormai nelle librerie di questa rubrica, con dati ufficiali che ci dicono che l’avanzo primario del nostro Paese è non solo positivo mediamente, ma dieci volte superiore nell’arco degli ultimi 30 anni a quello realizzato come medie complessive dal più virtuoso dei Paesi europei: la Germania. Quindi noi siamo a livello di Unione Europea il Paese che ha fatto più tagli di spesa pubblica e più aumenti di tasse. E questo non lo sa nessun cittadino italiano: è pazzesco!

Eppure questo perché succede? Perché non lo sanno neanche molti politici, pochi hanno l’interesse a capire le cose. Gli altri seguono invece un carro e ripetono a pappagallo i dogmi: “abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi”, “abbiamo troppo debito pubblico”, ecc… I messaggi della classe politica che è strumentale al vero potere che oggi in Italia come spero avrete capito non è più il potere politico ma il potere economico. Per essere più precisi, il potere finanziario. Per essere ancora più precisi il potere finanziario internazionale. Quel potere ha tutto l’interesse a che si ripeta questo messaggio di marketing del tipo: “abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi”. Sono degli slogan pubblicitari che soprattutto in un Paese cattolico con un forte senso di colpa crea dei conflitti sociali tra generazioni, tra i vecchi e i giovani, i poveri, i dipendenti pubblici, i dipendenti privati. Sostanzialmente questo è un chiaro meccanismo strategico ben noto agli antichi latini che dicevano “divide et impera”.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi