Si impongono obblighi per decreto del Governo o mascherati da una tessera che discrimina per legge. Si comprimono le libertà dei cittadini che non hanno intenzione di sottostare ai comandi che riguardano la propria salute. Mentre si assiste all’annichilimento della vita sociale di chi sceglie vie alternative al siero contro il Covid, c’è un organo del Paese che assiste inerte: la magistratura. Di ricorsi, denunce e altri atti giuridici si sente parlare da inizio pandemia. Ancor prima dell’avvio della campagna vaccinale su altri temi della gestione dell’emergenza si era invocati interventi giuridici. Poco è stato fatto.
Con la lenta e inesorabile introduzione dell’obbligo di inoculazione la situazione è andata, se possibile, peggiorando. Usare un lasciapassare per indurre la gente a ricorrere a prodotti autorizzati in via condizionata sembra essere legale. Obbligare alcune categorie sembra essere altrettanto legale. Tuttavia, la storia insegna che tutto ciò che è legale non è sempre lecito. In altri termini, la verità giuridica non coincide con la verità fattuale.
Sull’immobilismo della giustizia italiana dinanzi alle forzature appena elencate è intervenuta in diretta l’avvocato Renate Holzeisen, insieme a Fabio Duranti. Queste le sue parole a Un Giorno Speciale, con Francesco Vergovich.
“Io da avvocato rimango allibita per le motivazioni delle decisioni che stanno uscendo: o i giudici proprio non leggono le carte oppure devo presumere qualcos’altro. Entrambe le situazioni sono assolutamente inaccettabili. Ripeto: in Italia vengono assolutamente violate le stesse condizioni e prescrizioni di questa autorizzazione condizionata dei farmaci. È una cosa gravissima che ha rilevanza penale. Infatti io per un grande gruppo di sanitari altoatesini ho presentato una denuncia per tutta una serie di reati molto importanti, come falso ideologico, lesioni private, truffa aggravata e così via. Ho chiesto anche il sequestro preventivo dei fogli informativi, totalmente disinformativi, che si trovano nei centri vaccinali”.