La terra non è piatta ma il mondo lo sta diventando sempre di più in ragione dei processi di omologazione planetaria connessi con la generalizzazione delle forma merce. Il nostro è un mondo che ogni giorno di più assume un’ unica forma, di pensare, sentire, di produrre e di esistere. Un mondo che non tollera differenze, un mondo omologato che non accetta modi di pensare non omologati, subito liquidandoli come inaccettabili e non inclusivi rispetto a quella barbarie di inclusione che in realtà procede omologando senza tregua.
Il nostro è un mondo che chiama impunemente uguaglianza quella che dovrebbe essere chiamata indifferenziazione planetaria, nella quale trionfa incontrastata la massima disuguaglianza. Potremmo dire che il nostro è un mondo in cui tutto viene livellato e al tempo stesso prosperano le massime disuguaglianze mai riscontrate.
Il nuovo mondo turbocapitalistico non tollera stati nazionali, famiglie e lingue nazionali, ma vuole vedere ovunque sempre il medesimo, vale a dire il piano liscio del mercato globale con gli uomini ridotti a consumatori anglofoni, svuotati di ogni identità e piegati essi stessi alla forma merce
La mercificazione universale, un altro modo di chiamare cosificazione, cioè ridurre l’umano a cosa che non esiste ma che semplicemente è tra le cose, emerge oltretutto dal lemma oggi in auge della resilienza, parola preferita dal padronato cosmopolitico. Si veda l’incensazione costante che ne fa Mario Draghi o Klaus Schwab. Resilienza significa essere come i metalli che subiscono colpi e sempre tornano alla loro forma originale.
Quello che stiamo davvero vivendo non è il trionfo della libertà come era stato promesso dopo l’Annus horribilis del 1989, l’anno che avrebbe dovuto vedere finire per sempre le dittature rosse e nere, che invece sta producendo fughe alienanti verso l’omologazione di massa, verso le mode consumistiche che promettano a tutti un look inimitabile ma promettendo a tutti il medesimo generano una forma di livellamento mediante una finta diversificazione.
Il nostro è il tempo del gregge omologato, dove tutti pensano il medesimo e chi osi pensare altrimenti subito viene cacciato al manicomio. L’immagine del gregge pare infatti essere quella più efficace per comprendere ciò che sta accadendo, l’usava già lo stesso Dante: “Uomini siate e non pecore matte“. Nel Convivio diceva essere gli uomini molto spesso come pecore che si seguono un con l’altro, omologate per precipitare irreversibilmente nell’abisso.
Si parla molto oggi di immunità di gregge, ebbene forse sarebbe il caso di cercare di ottenere l’immunità dal gregge. Per farlo occorre riconquistare la più importante delle sovranità, la sovranità mentale, in grazie dalla quale ciascuno può pensare con la propria testa. Ecco il principio di ogni emancipazione, avere il coraggio di sapere, diceva Kant, quel processo di rischiaramento più che mai necessario oggi nel tempo della notte del mondo.
RadioAttività, Lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro