Gli scienziati ci ricascano di nuovo: dogmatismo e gogna mediatica hanno tradito la scienza stessa

A Roma apre un centro contro ogni discriminazione. Viene spontaneo domandare se per accedervi servirà l’infame tessera verde. Non deve stupire che nel tempo del discorso egemonico di tipo scientifico o della episteme scientifica anche le pratiche della discriminazione si presentino legittimate in chiave scientifica.

Questo fa l’ideologia: mostra il particolare come universale, valido e buono per tutti ciò che è invece lo è solo per una parte. Nulla di nuovo in verità se si considera che già nel 1938 veniva in Italia pubblicato l’abominevole manifesto della razza, firmato dai più illustri scienziati del tempo. Forse che si trattava di scienza solo perché impiegava il lessico della scienza e portava il nome? Era questo il punto, un tentativo non scientifico di giustificare la discriminazione.

Questo non vuol dire che la scienza sia in quanto tale giustificazione ideologica dei rapporti di forza. Significa semmai che tra i compiti non secondari della ragione critica vi è la distinzione tra la vera scienza e l’ideologia scientifica. La vera scienza che mira al sapere certo e non alla giustificazione del potere dei gruppi particolari procede provando e riprovando, con sensata esperienza, con il dubbio e con la continua messa in discussione delle proprie acquisizioni. Non impone ma dimostra, non proscrive ma argomenta, non silenzia le altre visioni ma le ascolta ed eventualmente le confuta. Non chiede fede dogmatica.

L’ideologia impiega il vocabolario della scienza per contrabbandare la legittimazione dei rapporti di forza e di politiche particolari. Dobbiamo chiederci seriamente se quella che viene celebrata dogmaticamente come scienza sia realmente tale o non corrisponda all’ideologia scientifica di cui si diceva.

È la scienza stessa ad avvertirci di questo periodo peraltro. Il 20 novembre 2021 su The Lancet il dott. Kampf spiegava in termini chiari perché fosse un chiaro errore stigmatizzare i non vaccinati dacché anche i vaccinati contagiano e si contagiano. La stigmatizzazione di certe categorie ha precedenti storici non entusiasmanti.

Cosa vi è di scientifico nel dogmatismo che parla di credere nella scienza e in nome di tale fede scomunica come eretiche tutte le voci che osino sollevare dubbi e questioni. Perfino un raffinato pensatore come Giorgio Agamben ha subito questa sorte, peraltro in una forma di gogna mediatica che dovrebbe far riflettere sul tasso di dogmatismo del discorso pseudo scientifico oggi dominante.

La scienza procede dialogando, altrimenti diviene fede e dunque tradisce se stessa. La scienza non può in alcuna caso giustificare la discriminazione. Nel caso scientifico può dirci i benefici dei vaccini ma non può mai dire che occorre discriminare i vaccinati. La discriminazione resta una pratica inaccettabile da respingere sempre. Il problema è di ordine politico e non medico-scientifico.

Possono un virus e un’emergenza epidemica giustificare la discriminazione e la riorganizzazione autoritaria della società tutta? Per il rispetto dell’attività della scienza e degli scienziati che occorre distinguere fra le ragioni della scienza e della medicina da una parte e le inammissibili pretese dell’ideologia medico-scientifica dall’altra.

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