“Fissata” la nuova fine dell’emergenza: la salvezza è sempre un anno più in là nella società del gregge

Possiamo ragionevolmente dire, con le parole di Sigmund Freud che la folla è effettivamente “un gregge disposto a tutto“. Un gregge docile, incapace di vivere senza un padrone, ed è “talmente desiderosa di obbedire che si sottomette istintivamente a colui che le si pone a capo“.
Ben prima di Freud era stato Étienne de La Boétie nel suo capolavoro “Il discorso della servitù volontaria” a mettere in luce questo oscuro desiderio di servire pur di essere lasciati in pace, di essere sottomessi pur di non dover decidere responsabilmente che caratterizza una così grande parte degli esseri umani. Essi accettano le loro catene preferendo una servitù garantita rispetto a una pericolosa libertà: lo stiamo approvando quotidianamente come discorso non perché lo accettiamo, ma perché lo troviamo comprovato dalla realtà stessa nel tempo del leviatano tecno-sanitario e dell’emergenza terapeutica, in una situazione che – si badi – rivela non solo la servitù dei più analoghi al gregge di Freud (significativamente si parla di “immunità di gregge”, le parole non sono mai casuali), ma vediamo un gregge inerme che subisce tutto ed è lieto di servire con ebete euforia e con stolta letizia.

La clava del “cospirazionismo”

Basti considerare il fatto che nessuno ha il coraggio di pensare con la propria testa e, anzi, chi osi farlo viene trattato alla stregua di un pericoloso dissidente.
Chi ad esempio dicesse “Attenzione, ci stanno dicendo che dopo aver fatto ben tre dosi di siero sempre laudando, dobbiamo iniziare sempre e di nuovo a tamponarci come a inizio 2020“, verrebbe preso per un pericoloso cospirazionista, per un guastafeste che non vuole favorire l’andamento di un Governo che altro obiettivo non ha – si dice – che la nostra salute.
Ancora, chi provasse a risvegliare dal lockdown cognitivo il gregge belante e assonnato dei dormienti, dicendo che in questi giorni ben circa 35mila insegnanti e 50mila forze dell’ordine saranno sospesi in nome dell’infame tessera verde, ebbene verrebbe ugualmente visto come un guastafeste, come un dissidente, come un complottista.

Fine dell’emergenza, quarta e quinta dose

Ecco ciò che stanno producendo i guitti del nuovo ordine tecno-sanitario, compresi quelli della provincia italica capitanati dall’ex banchiere di Goldman Sachs, l’euroinomane di Bruxelles, l’uomo dei mercati, Mario Draghi.
Sta prendendo forma una società disumana di cui presto o tardi dovranno rispondere. Una società paradossale caratterizzata oltretutto dall’umiliazione costante del Logos: ci dicono che le benedizioni generano la salvezza ma questa poi, nonostante le benedizioni, non arriva mai. E’ sempre una dose più in là.
Si parla, anzi, di quarta e quinta dose, dacché la salvezza è sempre un anno più in là. Ci dicono adesso che bisognerà attendere almeno fino al 2024 per la fine dell’emergenza.

Amare le tenebre

Insomma, il gregge belante è trattato alla stregua di una massa di acefali che semplicemente sono nati per servire, per obbedire, e che amano i loro padroni. Proprio come nel mito platonico della spelonca, gli incatenati amano le proprie catene, amano i propri padroni e sono pronti a battersi unicamente contro chi volesse tirarli fuori dall’antro caliginoso e umbratile verso la luce, verso la libertà. Ecco il punto più doloroso e problematico: perché gli uomini amano le tenebre? Perché adorano la schiavitù? Perché sono pronti a battersi per le loro catene?
Perché esistono alla stregua di un gregge omologato in lockdown cognitivo permanente?

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro