Ora prepariamoci al peggio: l’Italia è ormai il laboratorio globale del nuovo regime orwelliano

L’anno sta rapidamente volgendo a termine e con esso possiamo svolgere forse alcune considerazioni finali volte a chiudere quest’anno di riflessioni insieme. Innanzitutto possiamo dire ancora una volta che l’emergenza è la nuova normalità, più precisamente l’emergenza perpetua è divenuta a tutti gli effetti la nuova normalità e con ciò stesso ha costituito un preciso paradigma governamentale, un metodo di governo delle cose e delle persone che si fonda sull’emergenza stessa quindi sulla creazione ad hoc di un Stato emergenziale che sospende e congela lo Stato secondo costituzione e pone in essere uno Stato che si risolve di fatto nel governare l’emergenza, sospendendo all’occorrenza tutti i diritti per salvaguardare l’unico diritto ritenuto essenziale, il diritto alla salute.

Si potrebbe riscrivere in questi due anni il primo articolo della nostra Costituzione: “L’Italia è un regime terapeutico fondato sull’infame tessera verde e sullo stato d’emergenza permanente”. Si tratta di un’emergenza a geometrie variabili ovvero l’emergenza vi è quando si tratta di limitare le libertà e diritti, non vi è quando si tratta di aiutare lavoratori e ceti medi stremati da questi due anni di emergenza, in maniera niente affatto casuale, al punto che si potrebbe sospettare che l’emergenza venga utilizzata come clava per distruggere ceti medi e classi lavoratrici, per potenziare i colossi big-tech, i colossi big-pharma, i colossi multinazionali, la vasta genia dei plutocrati della globalizzazione.

Se con l’infame tessera verde le restrizioni aumentano ogni settimana vuol dire che essa o non funziona adeguatamente o questa serve ad altro, serve ad istituire una società di controllo totale e di libertà autorizzate di volta in volta concesse a chi fa ciò che il potere chiede. È stato sdoganato un principio pericolosissimo che è potuto essere accettato in ragione del fatto che l’emergenza ha svolto una parte decisive.

Il potere riesce a fare con l’emergenza ancora una volta ciò che senza l’emergenza non riuscirebbe a fare. Poiché vi è l’emergenza occorre limitare le libertà e bisogna concedere le libertà autorizzandole a coloro i quali fanno ciò che il potere chiede. In futuro potrebbero essere altri principi.

Prepariamoci ciò che stiamo vivendo da due anni non è soltanto un’emergenza sanitaria sono invece i laboratori di nuovi e duraturi assetti sociali, politici ed economici per l’umanità a venire.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro