Per ovviare agli effetti disastrosi occorre potenziare le cause dei medesimi. Si tratta con tutta evidenza di un paradigma pernicioso, contraddittorio e pur tuttavia egemonico. La contraddizione sta tutta nel fatto che si pensa di poter ovviare agli effetti disastrosi potenziando le cause che li hanno prodotti.
Così se l’Unione europea con tutta evidenza si sta rivelando un progetto di distruzione dei diritti del lavoro e dei ceti medi a beneficio del capitale finanziario, si presume di poter trovare sollievo rispetto a questi effetti potenziando le cause. E quindi dicendo: ci vuole più Europa.
Allo stesso modo, se possiamo ormai ragionevolmente ammettere che le misure oltremodo stringenti, come lockdown e coprifuoco, non solo non hanno prodotto gli effetti sperati ma hanno anzi mandato gambe all’aria un’economia già periclitante, ebbene di fronte questi effetti catastrofici il verbo terapeuticamente corretto seguita nel ribadire che ci vogliono più misure stringenti.
Possiamo ancora dire, come variante di questo ragionamento, che si continuano a produrre nuovi cicli di benedizioni senza prendere consapevolezza del fatto che la salvezza è sempre una dose più in là. E che quindi le benedizioni, lungi dal tradurci fuori dall’emergenza, sono anche esse parte integrante dell’emergenza stessa.
Intanto da più parti, ad esempio sul Corriere della Sera, che ormai abbiamo ribattezzato ironicamente il “Corriere del Siero”, si ipotizza una duplice possibilità: prevarrà la variante Omicron o prevarrà la variante Delta? Così dice testualmente il “Corriere del Siero”: “con Omicron e Delta abbiamo due pandemie, la curva scenderà a breve se preverrà la prima”. Già perché come sappiamo Omicron si diffonde più rapidamente ma è meno perniciosa, laddove invece Delta che si diffonde meno rapidamente è più perniciosa.
Lo dico apertamente: i più nemmeno si sono accorti che si è imposta un’idea aberrante, l’idea secondo cui la discriminazione diventa legittima se è giustificata con il lessico medico-scientifico.
RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro
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