DS, chi è il migliore della serie A?

In una squadra di calcio la figura professionale forse più importante dopo l’allenatore è quella del direttore sportivo. Si tratta infatti di un ruolo cruciale perché determina il futuro di una squadra, e si occupa di tematiche estremamente delicate dalle quali prescinde ciò che accade in campo.

Il lavoro del ds cambia il volto delle squadre stravolgendolo o rigenerandolo in pochi anni, per di più parliamo di una mansione che nella maggior parte dei casi va avanti per molte annate. Non a caso quello del direttore sportivo è il tema più spinoso, che si vada al bar dello sport o all’ATA Hotel di Milano: praticamente un divertimento giudicare e sentenziare lavori ben fatti o ingaggi milionari di veri e propri bidoni, ma al di là di giudizi dettati dalla fede calcistica , una valutazione oggettiva ai vari Tare, Paratici, Marotta è assolutamente fattibile.
Ecco dunque i loro colpi, dal miglior campione al peggior pacco: chi è il miglior ds attualmente lo dedurrete voi.

Fabio Paratici (Juventus)

Da poco tempo ereditario del pesante ruolo di Giuseppe Marotta, ma già in grado di fare colpi simili se non uguali al suo predecessore. Parlando del primo e unico mercato – quello di gennaio – in cui è stato da solo al timone fa già curriculum il colpo Ramsey (rigorosamente a parametro 0, come insegna il Marotta dei tempi migliori), ma il ds bianconero negli anni passati è stato in grado di portare a Torino delle vere corazzate di campioni. Banale l’esempio di CR7 in cui si è mosso quasi da solo, il suo talento passa anche dall’ingaggio dei campioni della rinascita Pirlo e Vidal, passando per la stella Pogba fino ad arrivare a Dybala e Higuain.
Alla luce di questo talento probabilmente il “caso Kean” è pane quotidiano per lui, capito Raiola?

Cristiano Giuntoli (Napoli)

Qualche imperfezione per lui, ma dategli una monetina e ve la trasformerà in contanti. Talvolta contestato dai tifosi del Napoli, ma poi il ds Giuntoli ci ha sempre fatto ripensare tutti con dei colpi sia in entrata che in uscita strabilianti, non a caso continua a collaborare con le esigenze di De Laurentiis restando allo stesso tempo ai vertici del calcio italiano. Praticamente un impresa, anche se riuscire nei colpi Milik, Allan, Diawara, Ounas, Zielinski, Hysaj non è poco. Nonostante qualche Grassi e qualche Regini di troppo, una gestione delle risorse impeccabile e una percentuale di riuscita impressionante lo rendono uno dei ds più importanti del nostro campionato.

Giuseppe Marotta (Inter)

Molto quello che ha fatto alla Juve per dimenticarlo facilmente, poche le operazioni andate in porto all’Inter per giudicarlo celermente. E’ il CR7 dei ds, anche senza avere un ruolo importante nell’acquisto del fuoriclasse di Funchal, ma oltre l’enorme mole di lavoro che ha riportato la Juventus ai vertici, Giuseppe Marotta qualcosa lo ha già fatto all’Inter cedendo ad esempio Gabigol, riservandosi addirittura il diritto di riportarlo a Milano per rivenderlo qualora arrivasse una cifra ritenuta congrua dal club nerazzurro: esempio perfetto di come trasformare granelli di polvere in una spolverata d’oro. Troppi gli scudetti di cui è stato responsabile per rinfacciargli gli affari Grygera, Felipe Melo, Martinez, detto “el Malaka”, pagati a peso d’oro e poi nascosti sotto il tappeto da Pirlo e Pogba.

Leonardo (Milan)

Richiamato per incerottare la sanguinolenta campagna acquisti del duo Fassone-Mirabelli della stagione passata e in grado di dare al Milan giocatori importanti e in linea con il bilancio. Un vero e proprio chirurgo ingaggiato per supportare l’Infermiere Gattuso, gli affari Paquetà e Piatek hanno risanato la spinosa situazione Higuain, gestita malino e con pochi risultati. Inoltre il bilancio dei rossoneri soffriva del pesante ingaggio di Bacca, prontamente alleggerito dal nuovo ds, che ha finanziato l’operazione Castillejo, aggiungendo l’affare Bakayoko entrambi magistralmente gestiti con la formula del prestito con diritto di riscatto, spendendo 9 milioni nella stagione corrente per due giocatori su piani diversi ma molto importanti.

Monchi (Roma)

Non inseriamo Massara che nonostante sia alle prese con questioni importanti come il rinnovo di Zaniolo non ha ancora avuto la possibilità di fare operazioni importanti in entrata o in uscita. Su Monchi si potrebbe invece dire molto o poco, probabilmente non ha perso il suo buon nome di “mago delle plusvalenze“, ma ha perso un’occasione in una squadra di livello, facendo di queste ultime l’unico punto di forza del suo mercato. I 247 milioni spesi avrebbero potuto subire miglior sorte.

Igli Tare (Lazio)

Altalenanti i suoi risultati, tra Milinkovic e immobile ballano dei Pereirinha e dei Cavanda che fanno storcere in naso. Quando però le sue intuizioni si realizzano si raggiungono bei livelli e belle valutazioni. Non sorprende la lunga collaborazione con lotito visti gli affari Strakosha, strappato all’interesse della roma, Immobile, dalla valutazione raddopiata (età permettendo) e soprattutto Milinkovic, dalla quotazione cresciuta esponenzialmente rispetto ai 5,9 milioni versati al Genk.