La premiership per un accordo. Theresa May si sacrifica offrendo le proprie dimissione dalla guida del governo in cambio di un accordo con il Parlamento britannico sulla Brexit. “Sono pronta a lasciare l’incarico prima di quanto avrei voluto pur di fare ciò che è giusto per il nostro Paese e il nostro partito” ha annunciato ieri la premier britannica di fronte ai deputati conservatori. Dopo che sarà approvato il suo accordo sull’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, quindi, May dirà addio al governo.
“E’ stato un periodo probante per il nostro Paese e il nostro partito. Ci siamo quasi, siamo quasi pronti ad aprire un nuovo capitolo e a costruire un futuro più luminoso – ha detto May durante la riunione con i conservatori -. Prima di poterlo fare, abbiamo un lavoro da portare a termine. So che qualcuno è preoccupato che, se voterete per l’accordo di uscita, lo considererò come un mandato per arrivare alla fase due senza il dibattito necessario. Non lo farò”, ha aggiunto la premier. “Ma – ha ribadito – abbiamo bisogno di concludere l’accordo e portare a termine la Brexit.
La premier britannica si è quindi rivolta al suo stesso partito chiedendo di sostenere l’accordo “affinché possiamo completare il nostro storico incarico, concretizzare la decisione del popolo britannico e lasciare l’Unione Europea con un’uscita lineare e ordinata”.
Il compromesso di May ha raccolto il sostegno di Boris Johnson che sembra ora pronto ad appoggiare l’accordo sulla Brexit raggiunto con Bruxelles. E con lui ci sarebbero almeno 25 deputati conservatori pronti a modificare il proprio voto e a pronunciarsi a favore dell’accordo. Scettico, invece, John Bercow, lo speaker della Camera dei Comuni, che ha ribadito che non consentirà alla premier di presentare per la terza volta al voto dell’aula il suo accordo per la Brexit, a meno che non intervengano modifiche sostanziali nel testo della mozione. Un nuovo voto sull’accordo di recesso, ha detto Bercow, sarà possibile solamente se l’accordo stesso sarà modificato.
Secondo il nuovo calendario fissato dalla Ue, il governo britannico ha tempo fino al 12 aprile per presentare una nuova proposta, se non riuscirà a fare approvare dal Parlamento il testo dell’attuale accordo. Nel frattempo, il governo non ha ancora sottoposto al voto dei Comuni l’emendamento necessario a rinviare la Brexit oltre la data fissata per legge del 29 marzo. L’esecutivo ha però assicurato che anche se il provvedimento non dovesse essere approvato entro la mezzanotte di venerdì, prevarrebbe sulla legislazione nazionale quella europea, che ha spostato la data al 12 aprile.