Calcio anni ’80. Nostalgia canaglia con Massimo Mauro. L’ex centrocampista di Juventus, Udinese e Napoli è intervenuto in diretta ai microfoni di Radio Radio Lo Sport.
Nato a Catanzaro, cresciuto nel club della sua città natale, oggi ricopre la veste di commentatore televisivo. Ilario Di Giovambattista ha colto l’occasione per rievocare con Mauro tre fuoriclasse iconici dell’epoca d’oro della nostra amata Serie A. Zico, Platini e Maradona: trio da sballo. Quando il calcio italiano era il centro del globo sportivo e tutti i migliori venivano nella penisola.
Zico fu l’idolo indiscusso dei tifosi dell’Udinese e, anche se solo per un paio di stagioni, scrisse pagine indelebili da quelle parti. Le Roi Michel Platini ha trascinato la grande Juventus di Zoff, Scirea, Cabrini, Rossi, guidata da Trapattoni dal 1982 al 1987. E poi lui… il mito. Diego Armando Maradona. Cosa aggiungere sull’argentino per eccellenza? Niente, solo ammirazione per le perle sfoderate sul rettangolo verde. A Napoli ha fatto impazzire la piazza all’ombra del Vesuvio. Due scudetti, una Coppa Uefa e un amore sconfinato dal Vomero e Posillipo.
‘Mi ritorni in mente’ con Massimo Mauro
“Zico, l’ideale per un allenatore”
“Zico era il compromesso migliore tra compagno di squadra, leader e fuoriclasse. Io ho sempre detto che il migliore era Maradona, il più intelligente e perfetto da frequentare era Platini, però se avessi fatto l’allenatore avrei preso senza ombra di dubbio Zico. Secondo me era il mix ideale di quello che serve ad un allenatore“.
“Platini, per giocare insieme è intervenuto Dio”
“Quando lo conosci ringrazi il Signore per averlo conosciuto. Già per giocare insieme a certi campioni è intervenuto Dio. Poi avere la fortuna di parlare insieme a lui e di sentirlo ragionare anche sulla vita e i rapporto con i compagni è una sensazione stupenda. E’ la persona migliore che si possa frequentare“.
“Maradona, il calcio”
“Il calcio. Non esiste un altro aggettivo per descriverlo. Era il più forte di tutti e il più generoso di tutti. Se tu eri incasinato bastava alzare la testa e te lo trovavi lì ad aiutarti in mezzo al campo. Il discorso era uguale anche nella vita personale e questo, forse, gli ha dato poi i maggiori problemi. La generosità di Diego era bellissima“.