La tecnologia è stato uno strumento fondamentale per lo sviluppo umano. I traguardi della tecnica hanno permesso il superamento di limiti umani considerati un tempo insormontabili. Oggi gli attuali processi di digitalizzazione sembrano però incrinare in modo significativo le certezze e la fiducia negli algoritmi. Se la rivoluzione digitale è stata letta nell’ultimo ventennio come un processo di crescita delle libertà individuali, nell’attuale contesto politico e sociale sembriamo assistere ad un processo di involuzione della tecnica.
I meccanismi pervasivi della tecnologia hanno infatti strutturato un capitalismo della sorveglianza in grado di monitorare gli individui in ogni loro azione fornendo strumenti un tempo impensabili al controllo politico dei cittadini. Il potere, attraverso le nuove possibilità digitali, ha acquisto nuove capacità per osserva, manipolare e punire qualsiasi forma di dissidenza. Tutto ciò è apparso particolarmente chiaro durante le misure bio-politiche della pandemia. In particolare in Canada, dove le manifestazioni anti-governative per la gestione pandemica hanno raggiunto altissimi livelli partecipativi, il potere politico ha dimostrato tutta la sua capacità pervasiva bloccando conti-correnti, colpendo i partecipanti alle proteste e arrivando con i suoi tentacoli in ogni ganglio della vita dei cittadini.
Le parole del prof. Giovanni Frajese