Rischiano di portarci dritti alla guerra nucleare: il meccanismo pericoloso di chi “hitlerizza” Putin

E’ sempre preoccupante quando l’ordine del discorso dominante prende la via della “reductio ad hitlerum”. Non è una novità, davvero. Quante volte, di grazia, in questi lustri è stata evocata la figura di Hitler in riferimento a quelli che di volta in volta l’Occidente a trazione atlantista ha individuato come suoi nemici, o più precisamente quasi sempre come ostacoli rispetto alla americanizzazione del mondo, ciò che ormai chiamiamo indistintamente globalizzazione.

L’osceno canovaccio resta sempre il medesimo e nondimeno i più continuano a prestargli fede, senza accorgersi del grado di manipolazione ideologica che esso porta con sé. Non deve allora creare stupore il fatto che ora compaia un nuovo Hitler nell’ordine del discorso: Vladimir Putin. Era, in fondo, la cosa più prevedibile del mondo. Il dispositivo perverso di hitlerizzazione dell’avversario presenta due conseguenze non trascurabili.

Anzitutto questo dispositivo genera una destoricizzazione integrale dei rapporti di forza. Ad essi sostituisce la metafisica sovrastorica del male assoluto. La concretezza storica e il diagramma dei rapporti di forza politici e geopolitici, economici e sociali, spariscono d’incanto, sostituiti dalla metafisica del male assoluto, quella che ravvisa di volta in volta l’avvento imprevedibile del nuovo Hitler quasi come se esso fosse sempre in agguato nella penombra della sovrastoria. E così, per limitarci al caso specifico della situazione ucraina, sta sparendo la lunga storia che dagli anni Novanta ci porta al nostro tormentato presente, con l’espansione irresponsabile della Nato e con l’egualmente irresponsabile accerchiamento della Russia, ossia le condizioni reali che ci hanno condotti a questa sporca guerra. In luogo di queste condizioni storicamente determinate, resta solo la figura metafisica del nuovo Hitler che ancora una volta torna alla ribalta e che pone in essere uno scontro con le forze del bene.

In secondo luogo, la hitlerizzazione dell’avversario produce una conseguenza ancor più pericolosa: nega ogni possibile via del negoziato, della diplomazia e della possibile risoluzione pacifica delle contese. Con l’avversario si può trattare pacificamente, cercando accordi diplomatici. Con Hitler bisogna invece necessariamente intraprendere la guerra totale, senza alcuna mediazione possibile. In tal guisa, la hitlerizzazione dell’avversario diventa un pericolosissimo strumento per giustificare la guerra totale, vuoi anche la guerra mondiale che proprio in queste settimane viene disinvoltamente evocata anche dallo stesso Zelensky. Lo schema del nuovo Hitler rende sempre giustificabili i disastri più osceni, presentati di volta in volta come risposte dolorose ma obbligate al male assoluto.

Semplificando, ubi Hitler, ibi Hiroshima. Se l’avversario non è tale, ma è direttamente il nemico assoluto, il male sulla terra, in una parola il nuovo Hitler, allora ogni reazione anche la più estrema è non solo giustificata ma doverosa. Perfino, in casi estremi, la bomba atomica. Ciò che dovrebbe destare particolare preoccupazione nel tempo in cui continuamente si parla di possibile guerra nucleare. Queste considerazioni, si badi, non sono volte a giustificare la presunta bontà di Putin. Semplicemente aspirano a mettere in guardia rispetto a un dispositivo, quello della reductio ad hitlerum, che viene ormai apertamente ammesso e utilizzato a ogni latitudine senza una debita considerazione critica, senza una approfondita riflessione su presupposti e conseguenze. Dunque, nel più totale trionfo del dogmatismo. Un siffatto dispositivo, oltretutto, sta sempre più contribuendo a mettere pubblicamente alla berlina le sacrosante ragioni di chi oggi, in Europa e in Italia, sostiene le ragioni della pace, ben sapendo che abissale è la differenza tra il giusto invio di sostegno al popolo ucraino e il pericoloso invio di armi e militari in Ucraina. “Forse volete sostenere Hitler?”, si domanda indignati a chi osi oggi – ed è il caso del sottoscritto – sostenere le ragioni della pace.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro