Ritengo che fermare la guerra in Ucraina, come tutti auspichiamo, sarebbe in realtà assai semplice: basterebbe che l’Ucraina accettasse la propria neutralità rispetto alla Nato e che dunque la Nato stessa accettasse di non avvicinarsi ulteriormente a Mosca. Quella è la causa primigenia del conflitto, la violazione dei patti di Minsk, l’atlantizzazione irresponsabile degli spazi post-sovietici, l’accerchiamento esiziale della Nato ai danni di Mosca.
In ogni caso, la via delle sanzioni seguita dall’Europa è controproducente, oltre che sbagliata. È controproducente perché le sanzioni alla Russia danneggiano il sanzionante non il sanzionato. Ciò vale a maggior ragione nel caso del congelamento dei beni dei cosiddetti oligarchi russi. Preciso subito: non ho alcuna simpatia per gli oligarchi siano essi russi, americani, cinesi o australiani. È una questione di classe, avrebbe detto Marx. Fatta questa premessa dico che è un assurdo congelare i beni degli oligarchi russi. Anzitutto perché non si tratta di un esproprio, ma di un congelamento. Quei beni per tutto il tempo del congelamento dovranno essere mantenuti. E la legge sotto questo riguardo parla chiaro, anzi chiarissimo: dovranno essere mantenuti coi denari pubblici, cioè dei cittadini italiani. Di fatto, dovremo noi provvedere al mantenimento dei costosi beni degli oligarchi russi.
La figura icastica è quella di chi si desse una martellata in testa pensando di fare un danno all’altra persona.
RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro