Preparatevi: vi invito ad ascoltare qualcosa di diverso. Scoprirete il segreto dell’economia umanistica

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Da “Il potere del silenzio” di Carlos Castaneda, c’è un punto nel quale viene presentata da una raccolta di versi di José Gorostiza, questa poesia:

“…questo incessante e ostinato morire,
questa morte vivente
che ti uccide, oh Dio,
nel tuo rigoroso lavoro,
nelle rose, nelle pietre,
nelle stelle indomabili,
e nella carne che brucia
come un falò acceso da un canto,
un sogno,
un colore che salta agli occhi.
… e tu, proprio tu,
forse sei morto lunghe eternità laggiù,
a nostra insaputa,
noi residui, briciole, ceneri di te,
tu, che sei ancora presente
come una stella falsata dalla sua stessa luce,
una luce vuota senza stella
che giunge fino a noi
celando
la sua catastrofe infinita.”


Questo è un testo fondamentale per comprendere l’economia umanistica.
«Udendo queste parole» disse don Juan, sento che quell’uomo sta vedendo l’essenza delle cose e io riesco a vedere con lui.» Cioè l’essenza, come spiego nei corsi di economia umanistica, «..mi stupisco che lui, da vero guerriero, ne distribuisca a piene mani agli osservatori ricettivi, tenendo per sé solo il desiderio. Questo scossone, questo colpo di bellezza, è l’agguato.» Di che cosa sta parlando? Sta parlando di questa bellezza, che a volte ci colpisce, questo agguato che va oltre la nostra vita quotidiana, che magari facciamo in una fabbrica, in una scuola, in banca, oppure stiamo cercando lavoro, magari siamo in pensione, forse siamo studenti… E allora, di che cosa sta parlando? Si sta parlando, in questo libro piuttosto complesso ma anche molto importante, delle vere cose che contano. Di questo parlerò lunedì 14 marzo alle ore 21, per chi si iscrive a questo webinar.

«Vuoi forse dire, don Juan, che la morte è il solo nemico che abbiamo?»
E la risposta è bellissima: «No, la morte non ci è ostile nonostante le apparenze.»
E più avanti: «La morte è il nostro sfidante. I maghi lo sanno, gli uomini comuni no.»
Ecco, ad un certo punto il personaggio di questo libro dice: «Secondo me, don Juan, è la vita a sfidarci, non la morte.»
E la risposta con la quale chiudo è: «La vita è il sistema tramite cui la morte ci sfida. La morte è la forza attiva.
La vita è l’arena.
E in quell’arena ci sono solo due contendenti alla volta: noi stessi e la morte.»


Perché per l’economia umanistica è fondamentale questo passo? Perché in realtà ci sono solo due contendenti nell’arena, non solo economica: noi stessi e la morte. Allora le persone hanno come fine quello di stare bene, in economia umanistica, questo star bene dipende dall’utile differenziale tra energie positive e negative, che a sua volta è funzione di come noi spendiamo, tra virgolette, perché non è una spesa monetaria, i beni, nel tempo della nostra vita. Da qui si pratica l’economia umanistica: per fare stare bene chi ci sta intorno. Quindi in questa arena, dove ci sono due contendenti alla volta, cioè noi stessi e la morte, in realtà la funzione fondamentale è quella della ricerca della libertà. L’utile è utile a diventare uomini liberi. E la via che dobbiamo cercare è quella della consapevolezza.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi