Autodistruzione e ostracismo di guerra: hanno fatto fuori anche un capolavoro della nostra cultura

A Firenze la città che fu di Dante e Macchiavelli, tra gli altri, si è fatta una scelta davvero curiosa. La scelta riguarda la questione della guerra in Ucraina e degli orrori che essa si porta appresso. In particolare a Firenze si è scelto di coprire con un drappo nero il David di Michelangelo, come segno – dicono – di protesta contro la guerra in Ucraina.

Che sia giusto essere contro la guerra e che occorra seguire la via del negoziato e della pace, pare cosa giusta e buona. Lo abbiamo detto e ripetuto: l’Europa ha sciaguratamente scelto di seguire la via del conflitto, inviando armi in Ucraina e perorando le ragioni del conflitto. Insomma, ancora una volta l’Europa ha tradito se stessa.

Ci permettiamo di dubitare che la copertura col drappo nero del David di Michelangelo sia la soluzione, o anche solo una via che possa portare alla pace. Mi pare alquanto problematico ritenere giusta questa soluzione per due ragioni. Intanto, siamo ancora una volta al cospetto della subcultura del cancellare o cancel culture che dir si voglia. La subcultura della cancel culture è quella che fa leva sull’idea della necessità di cancellare i simboli del nostro passato per fare una sorta di correzione permanente della storia.

Per dirla in termini molto rapidi, ritengo che oggi abbiamo ancor più bisogno di Dostoevskij e di David di Michelangelo, non certo di coprirli, di occultarli e di vergognarcene. In tempi di guerra bisognerebbe ancora di più fare appello alla cultura, anziché provare a cancellarla, mascherarla, ostracizzarla.

Non sfugga un altro aspetto. David rappresenta il piccolo che lotta contro il gigante e lo sconfigge. Che senso ha allora coprirlo? Qual è il messaggio che viene veicolato? Che occorre coprire la cultura e vergognarsene? Che occorre coprire e rimuovere l’idea che il piccolo, cioè il popolo, possa lottare col grande e magari anche sconfiggerlo?

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