Quanto risulta effettivamente l’utile spendibile dall’impresa? In realtà la pressione fiscale fa sì che oltre la metà del reddito prodotto non risulti spendibile per gli imprenditori in Italia.
Taluni potrebbero eccepire che le micro-imprese non siano rappresentative del sistema italiano. Al contrario bisogna ricordare che questo sistema rappresenta numericamente il 95% del comparto produttivo italiano. Visto che parliamo di economia umanistica, e non capitalistica, si dovrebbe portare l’attenzione ai soggetti più deboli, non solo perché per il nostro paese tali imprese sono statisticamente rilevanti, ma perché in termini etici è doveroso occuparsi di loro, fossero anche una sparuta minoranza del sistema.
Nella lettera dell’Agenzia delle Entrate che ho ricevuto – me ne sono accorto da utente – il modo di considerare il dott. commercialista è quello di intermediario. L’imprenditore invece è una sorta di figura che deve pagare le tasse, senza diritti e con soli doveri. Questo è ciò in cui l’economia capitalista ha trasformato il nostro Stato.
Se siete imprenditori o dottori commercialisti, potete scrivermi, esclusivamente con messaggi, al numero 351 8219970. Ho deciso di aprire una rubrica su questo problema dell’economia italiana, cioè la mancanza di rispetto per chi lavoro, come libero professionista né come imprenditore.
La cosa che dobbiamo fare è una battaglia culturale, in questo paese non c’è più la cultura d’impresa, la cultura della formazione d’impresa e rispetto per chi lavora e paga le tasse nonché per il commercialista, libero professionista che dopo aver studiato tutta la vita fa una consulenza alle imprese. Bisogna avere rispetto da parte dello Stato e dell’Agenzia delle Entrate verso i liberi professionisti e degli imprenditori italiani.
Malvezzi Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi