Oggi sono qui a coniare un nuovo proverbio: tra i due litiganti, il terzo muore.
I due litiganti sono Russia e Stati Uniti, il terzo è l’Europa. I sanzionatori si stanno trasformando in sanzionati: quella che si pensava fosse un’ascia scagliata contro la Russia, era in realtà un boomerang e ora si appresta a tornare indietro impattando contro il cartello finanziario occidentale, ma soprattutto contro i paesi dell’Unione Europea. Putin ha redatto una sorta di lista di Paesi-canaglia come quelle che sono soliti fare i suoi nemici storici. In quella lista siamo finiti anche noi.
Poi, sempre Putin, ha intimato a quelle canaglie di pagare petrolio e gas non più in dollari ed euro, ma in rubli; prima di farlo ha pagato regolarmente i suoi debiti e le sue scadenze in dollari. Lo ha potuto fare grazie alle enormi riserve di valuta straniera che ha accumulato in questi anni.
La risposta dei mercati ha premiato la contromossa di Putin, e dopo la dichiarazione del presidente russo il rublo si è apprezzato nei confronti del dollaro. Le vendite di gas russo che si sono ridotte in Occidente dopo le sanzioni sono state compensate dalle maggiori richieste di India e Cina, e arriveranno addirittura a raddoppiare grazie alla realizzazione di un nuovo gasdotto (altro boomerang per l’Occidente).
Le entrate di Putin sono quindi destinate a non subire valutazioni al ribasso, mentre le spese per gli approvvigionamenti di gas dei paesi europei rischiano di lievitare, anche perché adesso tutti correranno a cercare nuovi fornitori alternativi, e questo, per la legge basilare di domanda e offerta, porterà ovviamente a un aumento dei prezzi. La Russia sta quindi aumentato i suoi incassi del 40% a spese dell’Europa che ovviamente non potrà sostenere a lungo quest’aumento dei prezzi, pena il crollo dell’intero comparto industriale e manifatturiero a cui, come sappiamo, è stato già sottratto l’enorme mercato russo come sbocco per le esportazioni.
L’altro player a godere sono gli Stati Uniti, che mai si sarebbero sognati di diventare fornitori di gas dei paesi europei. O perlomeno mai potevano pensare di riuscirci senza prima dover vincere una guerra mondiale.
E’ importante rilevare che mentre i nostri media titolano “tutto il mondo contro Putin!“, in realtà circa il 55% delle esportazioni russe è destinato a Paesi che non hanno aderito alle sanzioni. Anzi, si sta ricompattando un fronte opposto a quello occidentale: la Russia ha già da tempo una linea di swap con Pechino, ossia un accordo tra le due banche centrali per lo scambio delle riserve di valute. L’instabilità finanziaria ha tra l’altro spinto i maggiori paesi alla corsa all’oro – che resta un sicuro bene di rifugio – ma sono sempre Russia e Cina i maggiori produttori del re dei metalli: questo processo rischia di ripristinare un nuovo gold standard ai danni del dollaro.
Come se non bastasse, la Cina e la Russia controllano molti paesi africani produttori di materie prime e potrebbero utilizzare queste “commodities” come un’arma, spostando ad est quelle destinate ad Occidente.
Tutto questo ovviamente ai danni esclusivi dei paesi europei, che non hanno conquistato nuovi mercati (come hanno fatto gli Stati Uniti), anzi, hanno perso alcuni dei vecchi ma pagheranno di più il gas, il petrolio e le materie prime.
La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo