Lazio, sei grande? Le opinioni delle Teste di Calcio

Parlare di una vittoria è forse più arduo che analizzare una sconfitta, perché talvolta nella gioia del trionfo si celano molti difetti che poi si vanno a scoprire a tempo debito. Nessuno ovviamente la vuol tirare a qualcuno, ma la Lazio che ora sembra essere tra le favorite se non la favorita nella corsa al quarto posto si è più volte lasciata trascinare dall’entusiasmo dovendo tornare alla realtà negli scontri successivi.

E’ pur vero che in pochi avevano previsto la vittoria di Milano, che se si ripetesse contro i rossoneri metterebbe un sigillo sull’obiettivo della squadra di Inzaghi, ovvero raggiungere l’Europa che conta.
Equilibrio è dunque la parola chiave che serve come il pane alla Lazio, perché più alto è il piedistallo, più rovinosa è la caduta; ma è altrettanto vero che la falsa modestia a lungo andare fa dubitare delle proprie forze.
Forza, determinazione e talento ieri sera si sono intravisti tutti nel centrocampo biancoceleste, in particolare in Milinkovic, ma anche in una difesa che ha centellinato gli errori e in un attacco che ha sempre dato l’impressione di poter fare male ad Handanovic e compagni.
Dove si colloca dunque la Lazio sulla carta? Parliamo di quella stessa carta che fin ora non l’ha privilegiata ma che in questo momento necessariamente dovrà rivedere i suoi giudizi: ecco in proposito i pareri dei “nostri”.

ALESSANDRO VOCALELLI: Lazio, sei grande come le altre

Penso che la partita di ieri debba essere definitiva, nel senso che la Lazio andrebbe considerata come una squadra importante, una squadra quantomeno alla stregua delle concorrenti, con giocatori che poche altre hanno. Ragazzi come Leiva, Acerbi, Milinkovic nei quali includo Correa credo che l’abbiano poche squadre, oltre a Luis Felipe che secondo me può diventare uno dei migliori difensori del campionato italiano e che ora è uno di migliori difensori di complemento: tutte le squadre a partire dal Napoli fino all’Inter che vicino a Koulibaly e Skriniar non hanno delle stelle, Luis Felipe in questa categoria è uno dei migliori perciò la Lazio anche in quello che è il suo punto debole, cioè la difesa, secondo me non è assolutamente peggio della concorrenza.

FRANCO MELLI: Lazio, resta coi piedi per terra

Dobbiamo promettere a noi stessi e agli altri di non ubriacarci: ieri la Lazio mi ha fatto inorgoglire ma devo riconoscere che l’Inter era inguardabile, attaccando settanta minuti senza creare un vero pericolo.
Quando la Lazio ha deciso di farsi attaccare l’Inter non è stata in grado di creare nulla, su questo dobbiamo riflettere.
Ricordate che io per tutta la settimana ho sostenuto che alla Lazio serviva solo vincere e ora secondo me con questa vittoria è anche tra le favorite delle quattro o cinque che cercano la Champions, ma bisogna restare coi piedi per terra perché già in passato si era creata quest’euforia che poi ci ha fatto restare male.

FURIO FOCOLARI: Due mesi di grandi partite

La Lazio sta giocando queste partite dalla famosa Lazio-Juventus: da lì in poi non ne ha sbagliata più una a partire dal pareggio strettissimo col Milan in Coppa Italia e dalla partita seguente con la Fiorentina in cui doveva vincere con quattro gol di scarto.
Io faccio semplicemente un’analisi di quello che vedo da due mesi a questa parte: i biancocelesti hanno vinto 3-0 con la Roma e ha vinto a Milano con l’Inter due volte, quindi sembra chiaro che la Lazio è questa.
Poi sono anche d’accordo con chi dice di stare coi piedi per terra.

LUIGI FERRAJOLO: I biancocelesti hanno ritrovato la condizione

Bisogna vedere le cose con un pò di asetticità. La Lazio ha avuto problemi quando gli infortuni hanno coinvolto i giocatori più importanti e quando questi ultimi si stavano ancora facendo aspettare.
Correa ha avuto bisogno di tempo, Leiva è stato fuori per una quindicina di partite.
Questa nuova situazione ormai è consolidata da un paio di mesi, non dico che la Lazio sia la più forte nella corsa al quarto posto, ma è quella che sta meglio, che è più in salute. Ieri i biancocelesti non hanno avuto difficoltà perché l’Inter buttava il pallone in zone in cui non c’erano attaccanti in grado di far male (a volte è salito Vecino) quindi non parliamo di un’impresa straordinaria ma si deve continuare così.