“Ministri italiani bugiardi”. Quando finiranno le accuse di Juncker?

Non è la prima volta che il presidente della Commissione Europea contesta e analizza l'operato del governo giallo-verde con sguardo attento e, in alcuni casi, sempre più critico.

Esprime di nuovo le sue considerazioni sulla situazione economica e politica italiana, Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, e lo fa, come sempre, nel suo stile.

Durante il suo intervento all’emittente radiofonica Euranet, il politico lussemburghese ha affermato che alcuni “ministri italiani sono dei bugiardi” perché “non rendono note le somme che l’Unione Europea destina all’Italia“. La stoccata, arrivata dopo un incontro diplomatico tra il presidente della Commissione europea e il premier Conte, non è stata raccolta dal vicepremier pentastellato Luigi Di Maio.

Il ministro pentastellato non si è sbilanciato, specificando a “Di Martedì” su La7: “Non ho capito cosa volesse dire e non ho intenzione di alimentare tensioni con la commissione europea. Non gli rispondo perché voglio lavorare perché il Paese torni a crescere“.

Diversa e decisamente più dura la reazione dell’on. Massimiliano Fedriga, che, questa mattina ad “Agorà”, è intervenuto deciso sulla questione: “Uno che dovrebbe rappresentare tutta Europa… Abbiamo visto anche le sue dichiarazioni in passato, non mi sembra proprio l’emblema dell’oggettività. Non mi sembra che dica queste cose per aiutarci“.

Non è la prima volta, infatti, che il presidente della Commissione Europea contesta l’operato del governo giallo-verde e analizza la situazione economica in cui riversa il bel Paese con sguardo attento e, in alcuni casi, sempre più critico.

Se, al termine del colloquio con il premier Conte, è lo stesso Juncker a parlare di un grande amore “tra Italia e Commissione Ue“, poi, nel corso del pomeriggio, la sua opinione in merito all’operato del governo giallo-verde prende una piega diversa, in linea con quanto dichiarato in questi ultimi anni. Tra queste, fanno capolino le dichiarazioni rilasciate dal politico lussemburghese al “Guardian” poco dopo l’insediamento e formazione del governo Conte: “gli italiani devono prendersi cura delle regioni povere dell’Italia. Questo significa più lavoro; meno corruzione; serietà. Li aiuteremo come abbiamo sempre fatto. Ma non si deve giocare a caricare di responsabilità l’Unione Europea. Un paese è un paese, una nazione è una nazione”.

Che si tratti, quindi, di una presa di posizione del presidente della Commissione sull’operato della classe politica del bel Paese?

Non meno di qualche mese fa, Juncker dichiarava, a seguito della decisione del governo Conte di inserire nella nota d’aggiornamento al Def un deficit al 2,4% del Pil per tre anni, che se l’Italia “vuole un trattamento particolare supplementare questo vorrebbe dire la fine dell’euro: bisogna essere molto rigidi“.

L’Italia si sta allontanando dagli obiettivi di budget su cui avevano trovato un accordo a livello comunitario” ha proseguito, aggiungendo che “non vorrei che, dopo essere stati in grado di fronteggiare la crisi della Grecia, finissimo per piombare nella stessa crisi con l’Italia. Una crisi di questo tipo ci è bastata“.

Le perplessità e preoccupazioni di Juncker hanno trovato riscontro, in quell’occasione, in una la linea dura del ministro e vicepremier della Lega Matteo Salvini che, sul suo profilo Facebook, ha risposto con decisione: “In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker, che ora associa il nostro Paese alla Grecia. I diritti al lavoro, alla sicurezza e alla salute dei nostri cittadini sono priorità del governo e andremo fino in fondo“.