Gli appelli per fermare l’estradizione negli Usa di Julian Assange si fanno sempre più energici in tutto il mondo. Assange si trova in detenzione preventiva da tre anni a Londra, senza contare le ulteriori forme di detenzione che lo accompagnano ormai dal dicembre del 2010. Il giornalista è stato accusato negli Stati Uniti di Espionage Act, ossia di violazione e successiva pubblicazione di documenti riservati del Pentagono in relazione ai crimini di guerra in Afghanistan e Iraq.
L’ultimo ricorso rischia di essere il più tosto da ribaltare: il 20 aprile 2022 la Westminster Magistrates’ Court di Londra ha emesso un ordine di estradizione formale. “Assange rischia veramente l’ergastolo e di morire in carcere. È l’uomo che ci ha consentito di sapere di alcuni orrori della guerra e credo che in questo contesto abbiamo bisogno di persone che ci rendono più liberi attraverso una libera informazione”. Tra i difensori del fondatore di WikiLeaks troviamo anche il giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, che ha espresso così il suo sostegno alla causa.
“Assange rischia veramente l’ergastolo e di morire in carcere. È l’uomo che ci ha consentito di sapere di alcuni orrori della guerra e credo che in questo contesto abbiamo bisogno di persone che ci rendono più liberi attraverso una libera informazione. La libertà di stampa e di informazione di cui ci vantiamo in Occidente non è una maglietta che tu sfili la sera, la riponi in un cassetto e la indossi quando fa comodo. L’America è stata un esempio per noi, in tanti momenti di libertà di stampa, è quella che è riuscita con la stampa anche a buttare giù un Presidente della Repubblica. È una nazione che ha vantato Kennedy.
Non si può richiudere la libertà e informazione di stampa colpendo Assange per i motivi che sappiamo: aver divulgato dei documenti sensibili. Ci sono dei valori che sono al di sopra anche delle leggi secondo me, in alcuni momenti, e quelli per cui vale la pena combattere”.