Non possiamo stupirci se tanti piccoli e micro imprenditori non riuscivano anche prima della pandemia a sostenere la pressione fiscale, perché la pressione fiscale effettiva non di rado supera il 60% effettivi. Peraltro durante la pandemia alcuni settori hanno subito maggiormente il danno economico. Si pensi, tra i molti, a commercio al dettaglio, palestre, servizi alla persona, servizi di somministrazione di alimenti e bevande, agenti, rappresentanti, strutture ricettive, settore turistico, trasporti. Nuovamente si evidenziano alcune storture al sistema per evidenziare problematiche molto pratiche. Dietro le statistiche e le fredde analisi dei numeri si nascondono profondi disagi sociali, intere famiglie gettate sul lastrico e impossibilitate a condurre una vita normale, inserite nel novero dei nuovi poveri.
Quello che è successo con la pandemia è considerare il tutto in una logica di fredda statistica. Non possiamo considerare statistiche i malati e non possiamo considerare statistiche gli imprenditori. Dietro ci sono delle famiglie che vivono di quelle cose. Il fatto che vi siano state interruzioni pesanti in alcuni settori economici, non ripagati dallo Stato ma fatti gravare sul sistema privato attraverso l’indebitamento nel sistema bancario, comporta che dietro i numeri si nascondano profondi disagi sociali. Di intere famiglie, perché l’Italia è fatta di family business, di commistioni tra imprese e famiglie. Quando l’impresa va in crisi, va in crisi anche la famiglia. Non solo dei dipendenti, ma anche degli imprenditori.
Malvezzi Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi
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