“Una sorta di bad company“: ha definito così la Gestione Commissariale per il piano di rientro del debito progresso di Roma Capitale il sindaco di Roma, Virginia Raggi, mentre ne annunciava, questa mattina, la chiusura.
“Nel 2008 sono stati inseriti miliardi di debiti, arrivati attualmente a oltre 12” ha detto la prima cittadina, sottolineando che, da oggi, si chiudono “i conti con il passato. Questa attività consente di mettere in sicurezza i conti da qui al 2048“.
Un atto significativo, quello dell’amministrazione capitolina, volto a mettere un punto alla situazione economico-finanziaria del Comune, gestita dalla struttura che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e istituita per definire e rimborsare i debiti contratti dal Comune di Roma Capitale fino al 28 aprile 2008.
Ma quali sono le attività svolte dalla Gestione Commissariale che, entro il 2021, chiuderà i battenti? E quali misure sono previste per risanare e mettere in sicurezza la situazione economico-finanziaria del comune di Roma?
Si legge sul sito di “Roma Capitale“, la gestione commissariale per il Piano di rientro del debito pregresso dal Comune di Roma è stata istruita sotto la giunta Alemanno nel 2008 e, tra i suoi compiti, c’è quello di provvedere alla rilevazione di tutte le entrate “di competenza e di tutte le obbligazioni assunte dal Comune di Roma fino alla data del 28 aprile 2008 con un bilancio separato rispetto a quello della Gestione Ordinaria“. Ogni anno, in due trance, il 31 maggio e il 30 novembre, il Commissario Straordinario presenta alla Presidenza del Consiglio che l’ha nominato, una relazione contenente l’aggiornamento del Piano di Rientro.
Come sottolineato anche dal viceministro dell’Economia Castelli, lo Stato, attraverso una norma al vaglio oggi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, si farà carico di una parte dei debiti finanziari, commisurandoli a una riduzione minima del contributo destinato annualmente al commissario straordinario.
L’operazione del Campidoglio consentirà, quindi, di liberare risorse in favore del Campidoglio per 2,5 miliardi e di ridurre progressivamente l’addizionale.
In questo modo, si genererà un risparmio di circa 2,5 miliardi fino al 2048, denaro che potrà essere impiegato a partire dal 2021 “per investimenti o per ridurre l’Irpef“. Una mossa centrale per la giunta Raggi e che potrebbe consentire, economicamente parlando, di far emettere ai romani qualche sospiro di sollievo sull’imposta nazionale che, come ricorda la prima cittadina della Capitale, pagano l’irpef “più alta di Italia“.