Quasi pare divenuta da un certo punto di vista, una vera e propria gara nazionale. Si tratta forse, a rigore, di una competizione quasi sportiva, una competizione nella quale ciascuno prova a far meglio dell’altro. Sto parlando della tendenza, ormai in auge da qualche mese, a denunziare malattie più o meno gravi che affliggerebbero il Presidente russo Vladimir Putin.
A tal riguardo, vi è chi ha parlato di gravissimi problemi al cuore. Altri, gli hanno diagnosticato una leucemia mortifera. Altri ancora hanno sostenuto che il Presidente russo è affetto da un tumore che lo condurrà necessariamente e anche presto nel regno dei più. Come se non bastasse, c’è anche chi ha affermato che Putin è tormentato dal morbo di Parkinson. Insomma, Putin sarebbe colpito da una congerie di malattie diversissime che dovrebbero condurlo (si dice in tempi rapidi) nel regno dei più e tuttavia lo vediamo quotidianamente in salute, operativo e, anzi, non disposto a piegarsi alla monarchia del dollaro.
Bisogna davvero domandarsi se queste diagnosi sono davvero descrizioni o prescrizioni, se corrispondo alla anodina descrizione della realtà di fatto o non siano invece desideri di qualcuno. Forte infatti il sospetto che si tratti semplicemente di desiderata del blocco oligarchico neoliberale. Della plutocrazia turbo-capitalistica senza frontiere, quella che, ormai lo sappiamo, spaccia per diagnosi di malattia i propri auspici in relazione alla salute del Presidente Putin. Proprio come spacciava per descrizione quell’End of History che in realtà era il desiderio dei gruppi dominanti, l’idea che la storia fosse finita e che il loro dominio post 1989 si cristallizzasse in un eterno presente.
A rendere plausibilissima la domanda che abbiamo sollevato in relazione alle molteplici malattie che (si dice) affliggerebbero Putin, a rendere plausibile e doveroso questo dubbio socratico, è oltretutto il fatto che le diagnosi sono totalmente in contrasto tra loro. Come non sfuggirà all’attento osservatore. Sono diagnosi totalmente opposte tra loro, leucemia, male al cuore, morbo di Parkinson e tumore. Come se appunto fosse una gara a chi diagnostica la malattia più grave per accreditarsi al meglio presso i gruppi neo-oligarchici sulla plancia di comando.
Questo aspetto peraltro concorre a fare maggiore chiarezza, se davvero ancora ve ne fosse bisogno, sul livello medio del giornalismo italiano che pure ha il coraggio di utilizzare l’espressione quasi orwelliana di professionisti dell’informazione per definire sé stesso. La verità, non detta perché non dicibile è che forse davvero queste diagnosi che continuamente compaiono attorno alle condizioni di salute periclitanti di Vladimir Putin in realtà sono desideri dei gruppi dominanti. I quali non vedono l’ora di vedere Putin trapassare e di sostituirlo con un fantoccio, proconsole di ortodossa fede atlantista come potrebbe essere Navalny. L’equivalente russo del guitto ucraino Zelensky.
Lo abbiamo capito molto bene, gli americani (i padroni a stelle e strisce) non vedono l’ora già da tempo di condurre un vero e proprio Regime Change in area russa, in modo da insediare al Cremlino un loro uomo fedelissimo: un Navalny di turno. Ed è quello che hanno provato a fare continuamente in questi anni, ricordate quando provarono a insediare il fantoccio Guaidò in luogo del resistente Maduro in Venezuela? Ricordate quando sostituirono (molto rapidamente) Gheddafi con una violenza barbara, con bande armate che hanno scatenato l’inferno in Libia, destabilizzandola?
Insomma, anche questo è uno degli obiettivi non secondari della civiltà dell’hamburger: sostituire Putin con un fantoccio di provata fede neoliberale e atlantista. Ed è per questo forse che questo desiderio prende anche la forma della diagnosi di molteplici malattie che corrispondono in vero più a desideri che realtà.
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