Palmeiras, una squadra italiana in Brasile

E' iniziata una nuova stagione di Serie A brasiliana. I campioni in carica sono i biancoverdi della città di Sao Paulo, la squadra fondata un secolo fa da alcuni ragazzi italiani

E’ iniziata una nuova stagione del campionato brasiliano, i campioni in carica, attualmente di nuovo in testa alla classifica, sono gli “italiani” del Palmeiras. Italiani? certo.
Esiste un angolo d’Italia a San Paolo in Brasile, angolo si fa per dire, la comunità italiana più grande fuori dal Bel Paese. Il Palmeiras è la squadra dei migranti italiani, lo si capirebbe già dal nome, se non fossero stati costretti a cambiarlo. Infatti durante la Seconda guerra mondiale il club fu costretto dall’allora Governatore a cambiare nome e colori, quando il Brasile entrò ufficialmente in guerra contro l’Italia. Da Palestra Italia, si trasformò in Palmeiras, e perse il colore rosso restando solo bianco e verde.

La storia della squadra nasce dopo la tournée brasiliana del Grande Torino.

Un viaggio quello delle leggende torinesi, che lascia in alcuni ragazzi italiani scappati in sud america per cercare miglior sorte, la voglia di creare un club tutto italiano dall’altra parte dell’oceano. Scelgono il nome Palestra Italia, che è anche il nome del posto dove si allenano e dove successivamente giocheranno. Scelgono di essere rappresentati dal tricolore e dallo stemma dei Savoia.

La curva del Palmeiras festeggia la vittoria del titolo

Anche oggi a più di un secolo di distanza ritroviamo l’Italia ovunque, dal nome della curva, allo stemma dei Savoia su alcune maglie che ciclicamente vengono riproposte, alle pizzerie che circondano lo stadio, nei banchetti dove si vendono panini con la mortadella o le salsicce. Ma anche negli sponsor sulle maglie che negli anni si sono alternati da quello storico della Fiat a quello Parmalat, fino a oggi visto che sul numero della maglia c’è Tim. Le bandiere allo stadio portano tutte l’orinale tricolore rosso-bianco e verde, con lo stemma del Palmeiras al centro.

La mascotte del Palmerias con uno slogan della tifoseria palmeirense

Il quartiere di Barra Funda, luogo dove è situato lo stadio che prima della sponsorizzazione della Allianz si chiamava Palestra Italia, è uno scorcio di Stivale dall’altra parte dell’oceano. E anche se ormai sono passate tre generazioni dai tempi dell’emigrazione, la gente tiene molto alle proprie origini. “Sem mundial!” ( senza mondiale), cantavano i tifosi rivali del Corinthians nell’ultimo derby casalingo, quando qualcuno fece volare clandestinamente uno scudetto tricolore nello stadio dei rivali bianconeri. Ennesimo episodio che racconta come anche dalle tifoserie opposte quelli del Palmeiras siano considerati “gli italiani”.

Tifosi si riuniscono fuori lo stadio per cantare, bere e mangiare cibo italiano

E’ incredibile pensare che nel Paese di Pelè, Zico, Ronaldo, la squadra di club con più titoli in assoluto, sia quella creata da un gruppo di italiani. Dieci volte campioni del Brasile (primato assoluto) e tra gli altri trofei di 3 Coppa del Brasile e una Libertadores. Negli anni sono passati per il Palestra Italia giocatori che hanno lasciato un segno indelebile nellla storia de calcio brasiliano e non solo. Da Altafini a Edmundo, per arrivare fino a Rivaldo, Cafù e Roberto Carlos.

La Manche Verde, la tifoseria che riempi la curva del Palmeiras. Immagine scattata durante il derby del 2018 Palmeiras-Sao Paulo

L’ultimo trionfo è arrivato con Felipe Scolari in panchina e con la regia in campo di una nostra conoscenza: Felipe Melo. Nel vecchio continente era giocatore di grande quantità più che qualità, in Brasile si piazza da regista senza perdere quella cattiveria che ha contraddistinto la sua carriera. Alla festa di premiazione c’era anche il nuovo presidente del Brasile Jair Bolsonaro, con la maglia numero 10.

E’ iniziata una nuova stagione in Brasile e il Palmeiras è ancora al primo posto, di un solo punto ma con una partita in meno. Se non sapete chi tifare in questa estate senza europei o mondiali, ricordate che c’è una squadra italiana in Brasile.

Marco Napoleoni

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