“Far saltare un referendum è un gioco da ragazzi” ▷ Fabio Dragoni spiega i retroscena del “flop elettorale”

Domenica 12 giugno è stato il giorno del referendum. Si votava per il Referendum abrogativo sulla Giustizia. Un flop storico: urne vuote e quorum lontanissimo.
L’affluenza è stata per i cinque quesiti del 20,9%, la più bassa nel dopoguerra. In molti hanno imputato la colpa alla scarsa attenzione data dai media al referendum e alla complessità della materie trattate.

Nel suo intervento a “Un Giorno Speciale” l’editorialista de “La Verità” Fabio Dragoni, ha spiegato quelli che per lui sono i veri problemi. Il più importante sarebbe da ricercare nell’art.75 della nostra Costituzione. Il quorum come strumento va a ledere l’efficacia dei referendum: dai dati definitivi possiamo vedere come il “si” stesse vincendo per tutti e 5 i quesiti ma a vincere è stato comunque il “no”. Questo perché per lasciare le cose come stanno basta non presentarsi. Se il quorum venisse abolito “chi volesse battersi per il “no” avrebbe da alzarsi e andare al voto”.

L’intervento di Dragoni

“Far saltare un referendum è un gioco da ragazzi. Gli elettori iscritti sono 50 milioni. Perché il referendum sia valido devono recarsi alle urne 25 milioni più uno.

Anche nella migliore delle ipotesi, statisticamente, è ragionevole aspettarsi che 15 milioni di persone non vadano a votare. Chi vuole battersi per il “no” ha una strategia molto efficace per far saltare il tutto: riuscire a non mandare 10 milioni dei suoi a votare. Il gioco è fatto.

Poi, per essere sicuri, ci hanno messo del loro: nessuno ha fatto una minima campagna di informazione, soprattutto la RAI. Inoltre hanno usato l’argomentazione ‘sono quesiti troppo tecnici’.

Praticamente la Littizzetto ha detto: “Italiani voi non capite un c**zo, è inutile che andate a votare, non andateci.

Quando il Presidente della Repubblica dice che votare è un diritto e non un dovere, tecnicamente ha ragione, ma dire una cosa del genere in un momento in cui sappiamo che la partecipazione è a forte rischio è una caduta di stile clamorosa.

Per notare che i mezzi di informazione erano in palese malafede basta vedere le aperture dei principali quotidiani di ieri: hanno sistematicamente ignorato il referendum però il giorno dopo, magicamente, che il quorum non fosse stato raggiunto era il titolo di apertura.

Due problemi

“Secondo me la criticità sta in due punti: il primo è il più macroscopico, quello di prevedere il quorum; il secondo è quello di limitare le materie su cui l’elettore può esprimersi. Se io scendessi in politica – non lo farò – mi batterei per cambiare questi due punti.

Se non ci fosse il quorum avremmo una partecipazione molto massiccia: chi volesse battersi per il “no” avrebbe da alzarsi e andare al voto, non sfrutterebbe lo zoccolo duro dei 15 milioni che per fatti loro non vanno a votare. Questa norma della costituzione è nata in un momento in cui gli italiani andavano a votare in misura pari al 90%”.