La madonna di Cremona assume forme dissacranti: il capitalismo non sa più che farsene del sacro

Sta facendo discutere (con posizioni assai differenziate) la scelta del Cremona Pride di esibire in pubblico una Madonna con i seni scoperti. Su “La Stampa” di Torino ad esempio (ma in vero la notizia si trova su tutti i principali quotidiani nazionali) compare l’immagine della Madonna ignuda con i seni scoperti e con uno sguardo volutamente provocante con la scritta che segue: “Cremona Pride, il passaggio della Madonna con i seni scoperti”.

Ora (sia chiaro) la libertà di esprimere il proprio pensiero e magari anche il proprio dissenso è sacrosanta. Altra cosa tuttavia (come è evidente) è l’offesa dei simboli di una religione, l’offesa di ciò che per una religione è sacro. Dove finisce la libertà di espressione e dove inizia la diffamazione? Faccio notare per inciso che giustamente gli stessi del Pride se venissero mai diffamati si adombrerebbero e avrebbero buone ragioni per farlo. Tuttavia sono i primi poi (in questo caso) a diffamare i simboli del Sacro.

Ripeto la opinione libera è sacrosanta sempre, altra cosa invece la dissacrazione del Sacro che è una delle cifre dell’odierno tecnocapitalismo, come già aveva sottolineato magistralmente Pasolini negli anni ‘60. Il capitalismo che un tempo fu autoritario è fondato anche sulla religione, oggi tende a non saper più che farsene dell’autoritarismo e della religione, utilizza una forma di controllo totalitario che non è più necessariamente di ordine autoritario vecchia maniera. Allo stesso modo non ha più bisogno della religione per affermare sé stesso e anzi ravvisa nelle religioni della trascendenza, altrettante figure di impedimento rispetto alla colonizzazione integrale da parte della forma merce dell’immaginario. Per dirla con Pasolini “il capitalismo non sa più che farsene del Sacro e dell’autorità” o ancora “il capitalismo non soltanto non è più clerico fascista ma deve anzi liberarsi di ogni chiesa e di ogni figura del Sacro”. 

Per questo possiamo ben dire che la dissacrazione e la profanazione sono due tratti costanti dell’odierno spirito del nostro tempo ed è davvero curioso che, coloro i quali se ne fanno Alfieri come coloro i quali hanno partecipato al Cremona Pride, pensino di essere profondamente anticonformisti e dissonanti rispetto all’epoca quando in realtà ne esprimono in maniera compiuta lo spirito. Rivelandosi inoltre, con il loro conformismo fintamente anticonformistico, le perfette espressioni del tempo della dissacrazione e del trionfo ubiquitario del capitale. 

Il capitale deve prima profanare il Sacro. Letteralmente “profanare” significa “mettere davanti al tempio ciò che dovrebbe stare dentro” e poi, dopo aver profanato, procede a dissacrare cioè di attaccare senza pietà ciò che è stato tolto dal tempio per essere posto dinanzi al tempio. Ecco allora che, come Pasolini notava già in relazione allo spot dei jeans Jesus: “non avrai altro jeans all’infuori di questo”, la battaglia della civiltà neoliberale dei consumi contro la religione avrebbe portato in ultimo alla dissacrazione della religione stessa e financo alla sua distruzione. Tutto questo a meno che la religione non avesse saputo ritrovare la propria forza originaria, dunque porsi all’opposizione rispetto allo spirito del mondo.

La situazione che ci si para dinanzi oggi è ben altra rispetto a quella auspicata da Pasolini: non soltanto la religione cristiana non sembra trovare in sé la forza per reagire al nichilismo e alla dissacrazione della civiltà tecnonichilista e dei suoi arcobalenici ribelli (i guerriglieri dell’arcobaleno che esprimono in maniera fintamente anticonformista il conformismo della civiltà dei consumi), la chiesa cristiana sembra anzi totalmente sembra totalmente dissolta, liquefatte, incapace di reagire. Sembra ormai ridotta o a grancassa dello stesso ordine dominante (ovunque presente) o ridotta al silenzio totale. Ecco la dissacrazione è una delle cifre del mondo sotto le insegne del capitale e quello che è accaduto al Cremona Pride né a tutti gli effetti un’espressione. Non chiamateli anticonformisti o ribelli sono semplicemente la forma estrema del conformismo della civiltà neoliberale e della sua dissacrazione finalizzata a consacrare la forma merce unicamente.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro