La Brexit slitta di nuovo

La Brexit slitta di nuovo, stavolta fino alla notte di Halloween. Il Consiglio Europeo, dopo circa otto ore di riunione a Bruxelles, ha deciso nella notte di concedere al Regno Unito una proroga della data dell’uscita dall’Ue, inizialmente fissata per il 29 marzo e poi rimandata al 12 aprile, “per permettere la ratifica dell’accordo di ritiro”. Tale estensione “flessibile”, spiegano i leader dell’Ue a 27 nelle conclusioni, diffuse intorno alle due e mezza del mattino, “dovrebbe durare solo lo stretto necessario e, in ogni caso, non oltre il 31 ottobre 2019“.

La data del 31 ottobre è stata scelta, ha spiegato il presidente francese Emmanuel Macron, perché “dobbiamo essere sicuri che quando la prossima Commissione Europea si insedierà, avremo trattato la questione. La nuova Commissione si insedierà il primo novembre 2019”. Se l’accordo di ritiro verrà ratificato “da entrambe le parti prima di questa data, allora il ritiro” dall’Ue “avrà luogo il primo giorno del mese successivo”, si specifica nelle conclusioni.

TUSK – Per il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, questa proroga dà al Regno Unito “oltre sei mesi” di tempo per decidere il da farsi, cosa che è “esclusivamente nelle mani” di Londra, che potrà “ratificare l’accordo di ritiro, nel qual caso la proroga terminerà”. Il primo ministro britannico Theresa May ha sottolineato che questa clausola era una richiesta di importanza “fondamentale” che aveva fatto ai leader, dato che “se riusciremo ad approvare l’accordo di ritiro nelle prime tre settimane di maggio, allora non dovremo tenere le elezioni europee, per uscire il primo giugno”.

ARTICOLO 50 – Londra, ha continuato Tusk, nel corso dei prossimi sei mesi e tre settimane potrà anche “cambiare strategia sulla Brexit”, rivedendo le proprie ‘linee rosse’, oppure “ha la possibilità di ritirare l’articolo 50”. Il Consiglio Europeo sottolinea che la proroga “non può minare il regolare funzionamento dell’Ue e delle sue istituzioni”. Il premier irlandese Leo Varadkar sottolinea che l’accordo “significa che non avremo una Brexit senza accordo in ottobre”. E che “potremo concentrarci su altre cose” nell’Ue. “Stiamo dando ai britannici molto tempo per decidere”, rimarca.

IL COMPROMESSO – La durata della proroga, frutto di un compromesso tra le posizioni della Francia e di altri Paesi che premevano per un rinvio più breve e quelle degli altri, tra cui Italia e Germania, che spingevano per un rinvio lungo, è “un po’ più corta di quanto mi aspettavo, ma è comunque sufficiente per il Regno Unito perché trovi la soluzione migliore. Per favore, non sprecate questo tempo”, ha continuato Tusk. E in ogni caso, “è meglio avere un pezzo di qualcosa che il tutto di niente”

BETTEL – Per il premier lussemburghese Xavier Bettel, tra coloro che spingevano per un rinvio breve, “la Camera dei Comuni deve dirci alla fine che cosa vuole: ancora non lo sappiamo”. Per Macron “è vero che la posizione maggioritaria era per concedere una proroga molto lunga, ma ai miei occhi non era logico. E soprattutto non sarebbe stato positivo né per noi né per i britannici. Perché avremmo dato l’impressione che tra di noi possiamo decidere di ignorare il voto del popolo britannico. Mi assumo questo ruolo, per il bene della collettività. Credo che abbiamo trovato il miglior compromesso possibile”.

ELEZIONI – Per il Consiglio Europeo, “se il Regno Unito sarà ancora un membro dell’Ue il 23-26 maggio 2019 e se non avrà ratificato l’accordo di ritiro entro il 22 maggio 2019, dovrà tenere le elezioni europee, in linea con il diritto Ue”. C’è anche una clausola-ghigliottina: se Londra dovesse venir meno all’obbligo di celebrare le europee, allora “il ritiro avrà luogo il primo giugno”, per evitare di minare la legittimità del Parlamento Europeo che verrà eletto il 23-26 maggio.

JUNCKER – Il fatto che si terranno “probabilmente” elezioni europee in Gran Bretagna, nota il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, “può apparire curioso, ma ‘dura lex sed lex'”. Certo, non è detto che a ottobre i britannici avranno risolto il pasticcio che è diventata la Brexit: “Sono troppo vecchio per escludere altri scenari”, ha detto Tusk. “Non abbiamo alcuna certezza – ha detto Macron – ma per la prima volta in due anni e mezzo May ha avviato discussioni con il Labour. Non so se arriveranno risultati, ma il 31 ottobre ci protegge, perché o c’è un accordo, o decidono di ritirare l’articolo 50, oppure il no deal resta un’opzione”.

‘NO DEAL’ – No deal che non veniva neppure menzionato nella lettera di invito di Donald Tusk ai leader, un’assenza non casuale. I 27 leader Ue ribadiscono che “non ci potrà essere alcuna riapertura dell’accordo di ritiro”, per poi sottolineare che la proroga “non potrà essere utilizzata per iniziare negoziati sulla futura relazione” tra Ue e Regno Unito. Però, se la posizione di Londra dovesse “evolversi”, allora il Consiglio Europeo “è pronto a riconsiderare la dichiarazione politica sulla relazione futura, in accordo con le posizioni e con i principi delineati nelle linee guida e nelle dichiarazioni, ivi incluso quanto riguarda la portata territoriale della futura relazione”.

ARTICOLO 50 – Durante la proroga, il Regno Unito rimarrà uno Stato membro “con pieni diritti e doveri, in accordo con l’articolo 50” e “avrà il diritto di revocarne la notifica in qualsiasi momento”. Il Consiglio Europeo “prende atto dell’impegno del Regno Unito ad agire in modo costruttivo e responsabile” nel periodo della proroga, “in accordo con il dovere di cooperazione sincera e si attende che la Gran Bretagna rispetti i propri doveri in una maniera che rifletta la sua condizione di Stato che si sta ritirando” dall’Ue. Pertanto, Londra “dovrà facilitare il raggiungimento degli obiettivi dell’Ue ed astenersi da qualsiasi misura che possa mettere a rischio il raggiungimento degli stessi, in particolare quando partecipa al meccanismo decisionale dell’Ue”.

I MEMBRI – I 27 Stati continueranno ad incontrarsi nel formato a 27, dove serve, e il Consiglio Europeo “continuerà ad occuparsi della materia” e “rivedrà i suoi progressi nell’incontro del prossimo giugno”. Tusk e Juncker hanno entrambi sottolineato che a giugno non ci sarà una riapertura del negoziato, ma solo di una presa d’atto della situazione: i leader, nelle intenzioni del politico polacco, dovranno solo essere informati dello stato dell’arte, senza discuterne.

LA DURATA – Per quanto riguarda le differenti posizioni emerse tra gli Stati membri sulla durata della proroga, Tusk ha spiegato che “siamo abbastanza uniti per avere conclusioni comuni. A volte non abbiamo posizioni identiche, ma siamo in grado di trovare un compromesso”. E, ha concluso, “è più facile trovare una maggioranza qui che alla Camera dei Comuni”.