Libia, è ora di parlar chiaro alla Francia

"Che Haftar abbia chiesto lumi e malleverie a Macron prima di agire lo si sospettava, che la Francia stia inviando armi al generale lo si sa da sempre".

Il bello (in realtà il brutto) è che molti adesso fanno finta di crederci e altrettanti fingono di essere stupiti. Parliamo della guerra civile in Libia e del ruolo della Francia. Che dietro alle mosse del generale Haftar ci sia Parigi oltre a Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Egitto e forse pure Cina era il segreto di Pulcinella.

La Francia fin dal tempo dell’assalto contro Gheddafi sta da sempre tentando di divenire la potenza europea-guida delle cose e soprattutto del petrolio libici. Un tentativo di scalzare l’Italia e l’Eni a vantaggio della propria compagnia petrolifera e, quindi, della République.

Che Haftar abbia chiesto lumi e malleverie a Macron prima di agire lo si sospettava, che la Francia stia inviando armi al generale lo si sa da sempre.

E poi esiste la vecchia ipocrisia politica che fa della Francia una nostra partner europea e un’alleata militare e civile. In realtà quello che si sta giocando dalle parti di Tripoli è un gioco sporco ma redditizio e anche un poco cretino. Cretino perché, in caso di vittoria di Haftar, non saranno certo i francesi ad avere i maggiori vantaggi, bensì i russi, gli arabi e forse i cinesi.

In tutto questo caos l’Italia si bea di dichiarazioni umoristiche di Salvini, di inutili appelli alle parti, di moniti ridicoli. In altre parole di un vento pieno di nulla. Invece sarebbe stavolta il caso di far la voce grossa con i nostri vicini d’Oltralpe.

Altro che le sciocchezze sulle monete francesi per l’Africa e i gilet gialli.

Marco Guidi