Ci sono tante storie, e tanti volti, dietro all’ottavo scudetto della Juve. L’ennesimo trionfo che sta lì a confermare una supremazia indiscutibile, stavolta addirittura più marcata. Perché rispetto allo scorso anno, ad esempio, stavolta non c’è stato lo sprint finale e – a pensarci bene – in fondo non c’è mai stato neanche campionato. L’ottavo scudetto della Juve – al di la dell’amarezza in Champions che comporta eventualmente un altro discorso – è il successo di Allegri che ha saputo pilotare un’altra volta la squadra con sicurezza, creatività e determinazione.
E’ il successo naturalmente di Ronaldo, che ha saputo portare la sua voglia di vincere, la sua feroce consapevolezza anche in un gruppo di campioni. E’ il successo di Chiellini, che rappresenta un riferimento certo, dal punto di vista tecnico e non solo. E’ il successo di alcuni giovani, come Bernardeschi fioriti in una stagione appassionante. E’ il successo di alcuni uomini leader, come Pjanic e Matuidi, che hanno tenuto le redini del centrocampo, lì dove si vincono le partite.
Ma l’ottavo scudetto della Juve è soprattutto e ancora una volta il trionfo di Andrea Agnelli, da cui sono scaturite tutte le scelte. La scelta di Allegri, di Ronaldo, di una società che ha saputo assorbire senza traumi l’uscita a metà stagione di Marotta, che ha promosso professionalità certe come quella di Paratici, le scelte su un gruppo di giocatori fenomenali. Ma anche le scelte già effettuate, come ad esempio quella di Ramsey, un campione che andrà a irrobustire ulteriormente il centrocampo. Nel calcio sono tanti i luoghi comuni e le banalità. Di una cosa però non si può e non si deve mai dubitare. Le fortune di una squadra dipendono sempre dalla società. E la società di Andrea Agnelli è il segreto – neppure troppo segreto… – di questa Juve pazzesca.
Alessandro Vocalelli