Pasolini dixit: stiamo vedendo ora gli effetti della sua profezia. Il nostro presente va ripensato

Era senza dubbio nel vero Pier Paolo Pasolini allorché sosteneva, senza perifrasi edulcoranti, che la civiltà dei consumi, o capitalismo di free market e free desire, è il più grande totalitarismo mai comparso sulla faccia della Terra, al punto da far apparire dilettanteschi i pur terribili totalitarismi novecenteschi neri e rossi. Pasolini lo diceva senza perifrasi edulcoranti: la civiltà dei consumi è il totalitarismo perfetto dacché riesce a totalizzare, per così dire, anche le coscienze, laddove invece i regimi anteriori avevano prodotto un dissidio tra la visiva posizione apparente dei sudditi, che potevano calzare la camicia nera o i simboli del potere, e la coscienza, che nel caso dei vecchi totalitarismi rimaneva libero: tornato a casa, l’individuo si toglieva la camicia, la casacca del potere e tornava a essere sé stesso. Nel quadro del totalitarismo capitalistico glamour, viene meno questa divergenza tra l’esterno e l’interno. A essere, per così dire, avvolta dalla casacca del potere è l’anima stessa degli individui, e non vi è schiavo peggiore di colui il quale non sappia di esserlo o addirittura voglia esserlo, pensando, come i cavernicoli dell’antro platonico, che la schiavitù sia libertà.

A suffragio della preziosissima analisi di Pasolini, si consideri anche cursoriamente questo aspetto: le classi dominanti del capitalismo assoluto dispongono oggi degli strumenti ideali per far valere il loro dominio totale e totalitario. Dispongono infatti degli strumenti mediatici, vale a dire dell’apparato giornalistico, accademico ed editoriale; beneficiano poi degli strumenti finanziari, vale a dire – si pensi – allo spread, di quegli strumenti che valgono come arma di terrore e di dominio dei gruppi dominati, usando le leve ricattatorie del debito, per esempio, che è il moderno sistema di schiavitù. Ancora, le classi dominanti hanno gli strumenti militari, vale a dire la NATO come braccio armato dell’imperialismo della globalizzazione capitalistica, che è pronto – lo sappiamo – a rovesciare ogni Governo non allineato e vagamente resistente al Washington Consensus. E poi, i gruppi dominanti, per difendersi da qualsivoglia sfida che possa essere loro arrecata da forze politiche, sociali contrarie, hanno un ulteriore potentissimo strumento: hanno tutta la politica dalla loro parte, dacché fin dagli anni Novanta la Destra anticapitalista e la Sinistra anticapitalista sono rapidamente confluite in un Centrodestra liberista bluette e in un Centrosinistra liberista fucsia, che egualmente rappresentano l’interesse dei gruppi dominanti.

Insomma, ha preso forma quella che più volte ho definito l’aquila neoliberale, che avanza sontuosamente nei cieli della politica sospinta da un’ala destra bluette e da un’ala sinistra fucsia, che sembrano contrapposte, ma che in realtà esprimono il medesimo: sono le due varianti cromaticamente e politicamente corrette del capitalismo egemonico, del neoliberismo sans frontières, che proprio per questo – anche per questo – appare come il più grande totalitarismo mai esistito. Se è vero come è vero che si può essere oggi liberisti di Destra, liberisti di Centro e liberisti di Sinistra, ma non è mai immaginabile la possibilità di non essere liberisti, di far valere un’opzione differente. Ecco perché dobbiamo ripensare criticamente il nostro presente; ecco perché dobbiamo esercitare la critica e l’energia del pensiero pensante nella direzione di un oltrepassamento dello stato di cose, in nome di migliori libertà, di desideri, di condizioni meno indecenti di quella che stiamo quotidianamente scontando.

Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro