Già da qualche settimana si torna a parlare, con un crescendo di attenzione, della possibilità di reintrodurre la leva militare obbligatoria. A tutta prima potrebbe apparire semplicemente come una mossa elettorale delle destre, di quelle destre che in tal guisa vanno solleticando le tendenze bellicistiche filomarziali che in qualche misura sono radicate nel nostro Paese, o almeno in certa parte di esso. Ma non solo di questo si tratta, almeno a giudizio di chi sta parlando.
Certo vi è la componente elettorale che non deve essere trascurata: le destre fanno leva anche su questo, è uno dei loro cavalli di battaglia proprio come l’arcobaleno permanente è uno dei cavalli di battaglia delle sinistre. Ma tuttavia voglio ricordare che si torna a parlare della possibilità di reintrodurre la leva obbligatoria anche per un altro motivo non trascurabile.
L’imperialismo made in USA ha bisogno di carne da macello per le sue “missioni umanitarie”, mai formula fu più Orwelliana, e la colonia Italia risponde sull’attenti agli ordini del padrone a stelle e strisce. Insomma, i venti di guerra non smettono di soffiare impetuosamente. E non ce ne stupiamo, invero: Washington ha perduto il primato economico e ora cerca in ogni guisa di far valere il solo primato che le resti, quello delle armi.
Per questo motivo Washington chiede alle sue colonie di prepararsi a ogni sacrificio, non da ultimo il sacrificio di cittadini da consegnare alla guerra per conto dell’interesse della civiltà dell’hamburger e del suo imperialismo camuffato come esportazione dei diritti, della libertà e della democrazia. Mi pare vi siano più che mai i presupposti per perorare le ragioni della pace e dell’opposizione ragionata all’imperialismo yankee eppure i più continueranno imperterriti a celebrare le ragioni di Washington presentandole anzi come la fonte di ogni democrazia e di ogni libertà. Aderendo per ciò stesso alla proditoria narrativa apparecchiata dalla stessa Washington.
Proprio in questi giorni Hilary Clinton ha detto che bisogna rimanere umani stando dalla parte giusta (quella dell’America) e soprattutto, monito rivolto all’Italia, evitare le ingerenze straniere. Si, gli Stati Uniti sono riusciti a dire anche questo: hanno consigliato, anzi imposto, all’Italia di evitare ingerenze straniere. Ma se davvero l’Italia volesse evitare le ingerenze straniere allora non vi sarebbero le più di 110 basi militari statunitensi. Se davvero volesse evitare le ingerenze straniere allora non farebbe sanzioni alla Russia che vanno a nocumento dell’economia italiana e che vengono fatte soltanto per compiacere il padrone a stelle e strisce. Ancora: se l’Italia fosse un paese libero da ingerenze, non avrebbe apparecchiato, come già era, un vero e proprio colpo di stato in passato, qualora avessero trionfato forze non gradite a Washington in Italia.
Insomma se davvero dobbiamo prender per buono il consiglio a evitare le ingerenze esterne dobbiamo una buona volta liberarci della Nato e dell’imperialismo statunitense, ciò che rende impossibile la democrazia in Italia perché nega la sovranità militare all’Italia. Dire che siamo oggi in democrazia, con 110 basi militari statunitensi, con la Nato che decide tutto per l’Italia imponendo sanzioni e guerre, sarebbe assurdo come dire ad un ateniese del tempo di Pericle che era in democrazia quando sull’Acropoli era insediato un accampamento spartano permanente.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro