Le nuove ‘stragi erodiane delle fabbriche’: l’alternanza scuola-lavoro si scaglia a Portogruaro

Vi è una tragedia recentemente accaduta purtroppo a Portogruaro che ha visto per protagonista un ragazzo di appena 18 anni. Si tratta di un evento che è accaduto in un posto di lavoro dove il ragazzo svolgeva la sua attività legata all’alternanza scuola-lavoro. Programma subentrato da alcuni anni che prevede che i giovani studenti, anche dei licei (oltre che delle scuole professionali) debbano svolgere parte della loro attività didattica facendo stage in aziende per introdurli al mondo del lavoro. Così si dice.

Non intendo solo discutere di un tema che viene discusso già da tempo, cioè del fatto che ancora si muoia sui posti di lavoro. Intendo invece soffermare l’attenzione sul programma dell’alternanza scuola-lavoro e ciò anche alla luce del fatto che purtroppo il caso accaduto in questi giorni a Portogruaro non è il primo e temo non sarà nemmeno l’ultimo. Che cos’è realmente l’alternanza scuola-lavoro e perché deve essere a nostro giudizio contrastata?

Questa alternanza venne introdotta qualche anno fa con un intento molto preciso, quello di trasformare la scuola in un luogo di preparazione al mondo del lavoro. Si diceva che la scuola non era in grado di preparare i giovani all’inserimento nel mondo del lavoro ed è giunto il momento di modernizzarla (questa la parola chiave) per portarla all’altezza dei tempi. Dunque per preparare i discenti al mondo del lavoro, del quale si dice che presto dovranno entrare.

L’idea di introdurre il lavoro nell’ambito scolastico, dividendo l’attività dei giovani discenti tra attività didattica e lavorativa, introduce un pericolosissimo vulnus che così voglio definire: intanto si introduce il fatto che la scuola abbia una funzione diversa rispetto alla formazione degli esseri umani, che serve in altri termini un altro posto di lavoro preparando al quale deve svolgere la propria attività. Questo è un erramento pericolosissimo dacché la scuola non ha altra funzione se non quella di formare degli esseri umani, delle persone, dei cittadini rendendoli consapevoli di sé e della propria storia, del proprio posizionamento nel mondo sociale, storico e politico.

Insomma, l’obiettivo della scuola, come dice la parola greca σχολείο, da cui scuola deriva e significa appunto ‘tempo libero’, sottratto al negozium, al fare pratico delle attività lavorative. Ebbene lo scopo della scuola è quello di formare, di dedicare tempo alla formazione e allo scolpimento della propria anima e persona. Con l’introduzione dell’idea secondo cui la scuola debba invece preparare al lavoro, si stravolge l’essenza stessa della scuola, la si porta all’altezza dei tempi, ma di tempi profondamente alienati nei quali si pensa che tutto valga nella misura in cui abbia valore economico. Che la verità sia riducibile all’utile e che la scuola stessa debba adattarsi ridefinendosi come palestra per l’addestramento al mondo lavorativo, in tal guisa la scuola stessa viene distrutta dalle sue fondamenta.

Il secondo aspetto pericolosissimo sul quale richiamo l’attenzione è il ritorno dello sfruttamento del lavoro minorile in Europa. Anche grazie al programma dell’alternanza scuola-lavoro, bisognerebbe rileggere quelle pagine del Capitale di Marx in cui il filosofo tedesco le chiamava ‘stragi erodiane delle fabbriche’ ossia di bambini e minorenni che morivano letteralmente di lavoro nelle fabbriche. Sembravano pagine sbiadite appartenenti al passato ormai, invece ecco che la storia ci ripropone quegli stessi dilemmi e tragedie. Il caso accaduto a Portogruaro mi pare rientrare a pieno in questa logica ma si potrebbero menzionare anche casi di minorenni che sono costretti grazie all’alternanza scuola-lavoro a svolgere attività lavorativa. Minorenni sì perché al liceo si è costretti a fare l’alternanza scuola-lavoro anche quando non ha 18 anni cosicché abbiamo a tutti gli effetti il lavoro minorile che torna presente e di più lo sfruttamento minorile e non.

Con questa alternanza non dimentichiamo che i giovani sono condannati a erogare attività lavorativa non retribuita. Sì perché si tratta di stage, detti ‘formativi’, detti volti a introdurre i giovani nel mondo del lavoro ma sempre di lavoro non retribuito si tratta e quindi di estorsione del lavoro generante plus valore per qualcuno che, in questo caso, nemmeno pratica lo scambio degli equivalenti non riconoscendo infatti alcun stipendio al lavoratore, meglio allo sfruttato.

Per questi due motivi già vi sarebbero tante ragioni, almeno quelle sufficienti per respingere con forza almeno l’alternanza scuola-lavoro.

Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro