Manifestazione CGIL a Roma: la prova che il sindacato, ormai, celebra le ragioni del capitale

Si è svolta sabato, a Roma, la manifestazione della CGIL con in piazza moltissime persone che si sono date convegno per manifestare e protestare teoricamente in difesa del lavoro e dei suoi diritti – come dovrebbe essere funzione fondamentale del sindacato – realmente, in realtà, contro il Fascismo sempre presente (il ‘Fascismo eterno’ di cui diceva Umberto Eco) e contro il nuovo Governo che si sta insediando, capitanato dal Centrodestra bluette neoliberale. Il paradosso è sotto gli occhi di tutti: il sindacato – che dovrebbe svolgere l’importante e fondamentale funzione di difesa del lavoro – ha già da tempo abbandonato questa sua funzione e ha, per così dire, compensato mantenendo vivo una sorta di ‘antifascismo permanente’ del tutto funzionale allo status quo e, di più, del tutto convergente con il medesimo antifascismo in assenza di Fascismo proprio delle sinistre fucsia neoliberali.

Insomma, stiamo assistendo già da tempo a una desindacalizzazione del mondo del lavoro, e ciò in ragione del fatto che il sindacato (ripeto, la cui funzione dovrebbe essere fondamentale, quella cioè di difesa dei lavoratori, quella di voce unificata del mondo del lavoro e dei suoi diritti) ha già da tempo abbandonato questa funzione; di più, è passato armi e bagagli a sostenere in massima parte gli interessi e la visione del mondo del capitale, quindi del nemico diretto dei lavoratori. Il sindacato, infatti, celebra le ragioni del capitale, va difendendo le ragioni della competitività e, di fatto, ha abbandonato già da molto tempo l’interesse delle classi lavoratrici. Ebbene, compensa poi, in maniera palese, questa funzione abbandonata di difesa del lavoro mantenendo vivo quello che, con Umberto Eco, chiameremo l”antifascismo eterno’, funzionale al Fascismo eterno, quasi come se il Fascismo fosse sempre presente nella penombra, negli angoli della storia, pronto a intervenire e a mantenere quindi l’antifascismo come necessità vitale. Ciò è del tutto coerente con lo stesso destino delle sinistre fucsia, new left, arcobaleno, che essendo passate integralmente dalla parte del capitale, deve mantenere vivo l’antifascismo in assenza di Fascismo per non doversi impegnare nell’anticapitalismo in presenza di capitalismo; di più, per nascondere il proprio palese mondo di adesione al capitalismo stesso. E quindi abbiamo visto slogan contro il Governo della destra bluette, qualificato come ‘fascista’; abbiamo visto bandiere e simboli legati al mondo dell’antifascismo ma poco o nulla, come sempre, in difesa del lavoro e dei suoi diritti.

Il paradosso sotto gli occhi di tutti sta, oltretutto, nel fatto che questo sindacato decaffeinato (‘decaffeinato’ come le sinistre fucsia) di fatto lotta contro un Fascismo inesistente, aderendo in pieno al neoliberismo realmente esistente. Il paradosso, lo sappiamo qual è: la destra bluette neoliberale continua a svolgere la funzione dell’anticomunismo in assenza di Comunismo, proprio come la sinistra fucsia neoliberale continua a svolgere la funzione dell’antifascismo in assenza di Fascismo. Tutte e due, però, destra bluette e sinistra fucsia, sono integralmente allineate al verbo unico neoliberale. Sicché, mentre si danno l’una del fascista e l’altro del comunista, in realtà né l’una né l’altra sono fasciste o comuniste, ma sono entrambe semplicemente immagini del medesimo, cioè del neoliberismo: due immagini del medesimo che si accusano di essere fasciste o comuniste senza essere né l’uno né l’altro. Davvero una commedia pittoresca degli equivoci, che si riverbera anche nell’essenza stessa di questa desindacalizzazione in forza della quale il sindacato, anziché parlare di lavoro e di diritti, parla continuamente di pericolo fascista per non dover combattere contro il neoliberismo a cui di fatto si è piegata e a cui di fatto ha ceduto testa e cuore.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro