Berlusconi ha davvero riallacciato i rapporti con il Cremlino? Lo strano caso degli audio “sfuggiti”

Infuria la discussione incontenibile intorno ai messaggi di Silvio Berlusconi che sono trapelati nei giorni scorsi e che hanno attivato davvero un’ermeneutica impazzita. Potremmo definirla con questa formula qui per chiarire bene esattamente ciò che più caratterizza questo dibattito surreale.

Sono emersi degli audio in cui Berlusconi, gongolante per il regalo inviatogli da Putin per il proprio compleanno del 29 settembre, ha detto in qualche modo di aver riallacciato i rapporti con il Cremlino e con il suo amico Putin, il quale, per essere più precisi, gli ha mandato delle bottiglie di vodka pregiata e una lettera dolcissima. Queste le parole grosso modo pronunciate da Silvio Berlusconi, il quale ha altresì ammesso di aver replicato con una lettera a sua volta dolcissima e con delle bottiglie di Lambrusco ammettendo apertamente di aver quindi un poco riallacciato i rapporti con Putin.

Come sappiamo, Silvio Berlusconi figurava come uno dei massimi amici di Vladimir Putin e la politica estera di Berlusconi, quand’era al governo, era stata quella di un rapporto molto intenso con la Russia di Putin. Pareva davvero strano che i due avessero rotto, o meglio che Silvio Berlusconi avesse rinnegato i propri rapporti quando, allo scoppiare della guerra ucraina, aveva detto di non riconoscere più Vladimir Putin, di fatto inserendolo nella cosiddetta lista nera dei nemici.

E adesso, tuttavia, il rapporto sembra recuperato per usare il titolo di un vecchio libro, Putin diventa “L’amico ritrovato” di Silvio Berlusconi, il quale già così desta scandalo naturalmente, dacché la posizione di apertura a Putin presentata oggi dal discorso dominante come il novello Hitler, come il male in terra e qualcosa di incredibilmente problematico. Come se non bastasse, poi, il cavaliere di Arcore in uno di questi audio dice di non dire apertamente ciò che pensa di Zelensky, ma di fatto lascia intendere che il giudizio che ha sul guitto dei guitti non è particolarmente entusiasmante. Chissà, forse Silvio Berlusconi pensa lo stesso che pensiamo noi, ossia che il guitto Zelensky, attore Nato, è semplicemente un fantoccio liberale atlantista prodotto in vitro a Washington, anzi a Hollywood, con una missione particolare condurci nella sporca guerra mondiale voluta da Washington e di fatto condotta soprattutto contro la Russia di Putin, colpevole di non piegarsi al nuovo ordine mondiale Washingtoniano.

Sono arrivate ovviamente proteste unificate dalla destra bluette, come della sinistra fucsia, tanto più se si considera che le affermazioni di Silvio Berlusconi giungono incautamente a pochi giorni dalla nascente formazione di governo. Come se non bastasse, Giorgia Meloni si è sentita in dovere di riprecisare il proprio atlantismo e il proprio europeismo dogmatico. Ha detto che atlantismo ed europeismo, cioè adesione all’Unione Europea, sono punti saldi irrinunciabili e che chiunque si trovi in disaccordo deve uscire dal governo.

Nihil novi sub sole – direte voi – e in effetti è proprio così: Giorgia Meloni rappresenta al sommo grado l’Atlantismo e l’europeismo in questa fase ed è la prova provante di come la destra bluette neoliberale sia esattamente sovrascrivibile alla sinistra fucsia, neoliberale e atlantista. Giorgia Meloni, insomma, ha dato prova di essere saldamente legata al nuovo ordine mondiale turbocapitalistico, al quale forse incautamente qualcuno pensò ella potesse contrapporsi. In realtà, quello che stiamo vedendo presso la destra bluette neoliberale non è il fascismo tanto paventato da taluni ma è il neoliberismo classico – il vero male del nostro tempo peraltro – un neoliberismo cosmopolita che rende molto spesso la destra bluette portatrice di un sovranismo di cartone e di un patriottismo di cartapesta che davvero rende la destra bluette del tutto sovra ascrivibile alla sinistra fucsia. Tutte e due sono le ali dell’aquila neoliberale, come abbiamo detto, e sono fintamente alternative. Più precisamente pongono in essere l’alternanza senza alternativa.

Paradossalmente, l’unica voce fuori dal coro, starei per dire, l’unica mina vagante risulta essere Silvio Berlusconi, che davvero sfugge a tutti gli schemi ed è in grado, talvolta, forse anche per la propria libertà individuale di prendere posizioni davvero fuori dal coro. Sembra un paradosso, ma è proprio così.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro