Il discorso al Senato di Liliana Segre dello scorso 13 ottobre non ha lasciato indifferente nessuno, neanche Fabio Duranti, che elogia le parole della Senatrice, una specie di faro in tempi bui come quelli attuali. Eppure, qualcosa è stato omesso: la Segre ricorda con una certa commozione quel tragico ottobre 1938 in cui tantissimi, troppi bambini non sono più potuti andare a scuola a causa delle leggi razziali. Diversi anni dopo, sempre a ottobre (e questa è l’omissione), tanti medici non si sono più potuti recare sul posto di lavoro perché privi di una tesserina verde che ormai era diventata il lasciapassare incontrastato per la sopravvivenza stessa.
“Liliana Segre ha fatto un intervento straordinario, assolutamente condivisibile, avrebbe probabilmente potuto inserire delle cose in più ma va bene così perché si è preoccupata di parlare delle discriminazioni delle minoranze e di censurare la politica urlata. Ma io vorrei capire dalla Senatrice Segre se questo vale per tutte le minoranze, cioè se le discriminazioni sono tali a prescindere da chi le subisce. Questo è un punto fondamentale perché io, come tanti altri, faccio parte di una minoranza discriminata e vorrei capire perché oggi esistono delle categorie che fanno la corsa al privilegio, che hanno sempre un difensore rispetto alle discriminazioni, mentre invece altre categorie possono tranquillamente subire una discriminazione sociale o razziale suscitando il silenzio totale di chi piange e urla quando la discriminazione tocca loro”.
“Credo che il dovere di una Nazione civile sia quello di eliminare gli ostacoli discriminatori di ogni cittadino, ogni abuso nei confronti di chiunque. E allora il discorso della Senatrice Segre è un discorso di altissimo pregio in questo senso, a patto però che siano rispettate le cose che abbiamo detto”.