Se anche l’Inps sta al passo coi tempi, vuol dire che quest’epoca sta davvero facendo passi da gigante. Così, invece di passare ore al telefono nella speranza di una risposta esaustiva dai call center, le ore si passano a commentare su Facebook, grazie all’open space messo a disposizione dalle pagine ufficiali. Cosa è accaduto sul profilo INPS per la Famiglia (quello con la spunta certificata, si badi bene) è cosa nota. Il social media manager addetto all’interazione con il pubblico non ha retto la moltitudine di domande più o meno serie degli utenti. Le nuove sul reddito di cittadinanza hanno scatenato tanti (troppi?) dubbi. All’ennesima domanda sempre uguale, corredata da errori di grammatica e agitazione, la pazienza è venuta meno. Ironico, tagliente e soprattutto esausto, il social manager ha trovato risposte per tutti. Ma avrà fatto bene? Abbiamo chiesto il parere dello scrittore Fulvio Abbate.
“Persino la carta bollata nell’epoca della rete si sente in dovere di manifestare il proprio esibizionismo…”
C’è chi dice che sì, gli utenti ignoranti l’ironia e la presa in giro se la meritavano. C’è chi dice che no, un ente pubblico non può permettersi di lasciarsi andare alle debolezze dell’umano. Cosa ne pensa Fulvio Abbate?
“Persino la carta bollata nell’epoca della rete si sente in dovere di manifestare il proprio esibizionismo. Quindi persino un logo o un simbolo, come può essere quello dell’Inps che noi abbiamo sempre associato al linguaggio mediocremente burocratico, d’improvviso impazzisce e decide di comportarsi come se fosse Fiorello o Sgarbi”.
Vivendo in tempi tanto bizzarri, in cui le show-girl sono disposte a inventare l’esistenza di un marito pur di farsi notare, avere dei dubbi sul fatto che anche in questo caso possa esserci qualcosa di costruito è doveroso: “Bisogna capire se è una strategia di comunicazione – osserva Fulvio Abbate – o un pazzo che in un momento di disperazione del conducente si è messo alla guida del treno. Tanti anni fa, su un giornale, un correttore di bozze per togliersi una sua soddisfazione sostituì la frase ‘La festa della patrona dei Carabinieri’ con ‘La festa della put**** dei Carabinieri’. Secondo me è la stessa cosa – chiarisce – iniziativa individuale“.
Da che parte stare?
Il coraggioso social manager merita una pacca sulla spalla perché ha reagito in un modo che tutti possono comprendere (e che tutti vorrebbero avere il coraggio di adottare)? Oppure bisogna rimanere fermi su quel ‘logo’, sulla sua funzione e su ciò che rappresenta, e condannare l’incauto gesto?
“Noi che amiamo la fantasia – commenta lo scrittore – non possiamo che provare simpatia e vicinanza per il pazzo che almeno per un attimo ha interrotto il flusso del linguaggio mestamente burocratico della Pubblica Amministrazione. Molto presto questo genio della comunicazione lo vedremo da qualche parte con una rubrica, al pari di quella delle ‘Migliori frasi di Osho’. Non è escluso che lo invitino anche a Propaganda Live“.
A chi punta il dito contro contro l’ignoranza del popolo invece risponde: “Io sono laureato, sono un’intellettuale e non sono in grado di leggere e di capire un bugiardino. Non sono neanche in grado di fare una fattura. Quindi non mi stupisce. Dovrebbero essere i tecnici a spiegarci come funzionano le cose. Ma evidentemente la burocrazia non ama la chiarezza“.