Stanchezza e tossine europee, seppur di un’Europa per il Milan felice, si traducono in un gioco macchinoso, in una manovra spesso involuta e intermittente, che lo Spezia riesce a interrompere per poi prendersi anche il suo spicchio di predominio, a ridosso dell’ora di gioco, quando i liguri confezionano una beffa simbolicamente duplice: San Siro raccoglie in fondo al sacco il primo gol spezzino in trasferta e, come se non bastasse, la firma è quella di Daniel Maldini, con la maglia momentaneamente “sbagliata” nello stadio dove nonno e papà hanno reso quel cognome leggendario: azione di forza e autorevolezza nel caricare il tiro, interno destro a giro potente e preciso che sorprende Tatarusanu.
Per controbilanciare un gol così bello ce ne vorrebbe uno più bello ancora, peccato che la conclusione mirabile per potenza e pulizia di esecuzione di Tonali venga vanificata dal check al VAR. Serve un cambio sostanziale, anche degli uomini in attacco; Stefano Pioli per gli ultimi venti minuti si affida a Rebic, Giroud e De Ketelaere, sperando che quest’ultimo cominci a confermare sul campo il protagonismo che durante l’estate aveva avuto sui giornali.
Nel finale il gioco, anche più di prima, si spezza e si…Spezia, nel senso che gli uomini di Gotti puntano a far trascorrere il tempo facendo giocare il Milan il meno possibile. Mettiamoci anche che il Milan è addirittura scotto, nel finale, per quanto riguarda la pesantezza delle gambe: assale abbassando la testa e, regolarmente, andando a sbattere contro la compattezza delle linee avversarie, le quali conservano anche l’efficacia nel rilanciare l’azione. Più ancora dell’opacità atletica, al Milan comincia a pesare la testa.
Quando uno stadio intero si è ormai convinto che i rossoneri non andranno oltre il gol segnato da Theo Hernandez nel primo tempo, Giroud cancella l’insoddisfazione che aveva avvolto il Meazza con un gol che è la summa delle sue doti realizzative quanto a doti atletiche e scelta di tempo: si coordina, si avventa, quasi si allunga per arrivare in semi volée a spedire il pallone sul palo alla sinistra di Dragowski. Un rosso val bene i tre punti, per la maglia che vola soffiata dal boato.