Quelle di carta, con la copertina rigida, intagli preziosi sul dorso e molto molto pesanti. No, le enciclopedie non sono scomparse con l’avvento di Wikipedia. Resistono ancora, si sono modernizzate e soprattutto continuano a vendere. Un segnale positivo per le sorti dell’umanità? Forse sì.
Le enciclopedie vendono ancora. Quello che stupisce di più, però, è che a resistere non sono soltanto i giganteschi tomi tanto ambiti nell’immediato dopo guerra. A rimanere in auge nella distribuzione infatti sono – pensate un po’ – i venditori porta a porta.
A quanto pare la parabola della reputazione dei venditori face to face è risalita, portando la figura a una nuova considerazione. Nel dopoguerra infatti possedere un’enciclopedia era considerato prestigioso, era la via verso l’istruzione e verso le posizioni lavorative più ambite e remunerative. Poi, con il boom delle richieste sono aumentati anche i distributori, è diminuita la qualità dei prodotti ed è aumentato il fastidio per quegli omini in giacca e cravatta che suonavano a qualunque ora del giorno nel disperato tentativo di concordare almeno un piccolo abbonamento.
Fase ‘fastidio’ superata, a quanto pare. Il venditore porta a porta di enciclopedie adesso procede su appuntamento, è una persona di cultura e quello che offre non si trova né online né da nessun’altra parte.
Qual è allora il segreto di questa vita nova dell’enciclopedia?
Com’è passata la pesante collezione dal fare spessore sotto tavolini traballanti e televisioni a rivestire di nuovo un ruolo di prestigio nelle grandi librerie degli italiani?
“Il venditore – racconta uno di loro a Repubblica – per resistere ha dovuto specializzarsi. Se prima la cultura era generalista, ora vanno bene i libri d’arte (quello su Caravaggio è stato un successo), i costosi facsimile di antichi codici miniati, i volumi di pregio sulle nostre bellezze artistiche o i cataloghi di fotografie, che piacciono soprattutto ai più giovani”.
L’Enciclopedia, insomma, diventa un mezzo per vivere esperienze culturali uniche di cui, a quanto pare, la gente ha tanto bisogno.