L’insita contraddizione nelle parole di Bassetti: “credere nella scienza” è scientificamente errato

Vi è in questi giorni una citazione che ha colpito la mia attenzione. Una citazione che viene riportata dal Corriere della Sera o, se preferite, Corriere del Siero, il quale cita Matteo Bassetti con tanto di foto, presentando la citazione del noto medico televisivo genovese come imperdibile della cultura occidentale, quasi fosse Aristotele o Tommaso d’Aquino. E in questa citazione di fatto troviamo un’espressione intimamente contraddittoria sulla quale voglio richiamare oggi la vostra attenzione: “Chi non crede nella scienza non dovrebbe fare questo mestiere” spiega Bassetti in relazione alla scienza medica.

Insomma, bisogna credere nella scienza per poter fare scienza, suggerisce il noto medico genovese divenuto uno dei protagonisti della stagione virologica, superstar televisiva nonché anche uno dei protagonisti delle riviste patinate: comparve nell’estate scorsa ignudo col bicipite scolpito e il pettorale prominente a mostrare la propria beltà.
Bene, questa frase, “credere nella scienza” è intimamente contraddittoria, checché ne dica Matteo Bassetti. Lo diciamo su basi kantiane. Il medico può benissimo credere e fare scienza. Può credere nell’anima e nella sua immortalità, può credere in Dio e in una vita ultraterrena. Ma poi, quando opera da scienziato e mette il camice bianco, non ha bisogno del credere e opera secondo il metodo scientifico.

Sicché si può credere e fare scienza tenendo ben distinti i due ambiti.
L’errore sta invece nel porre insieme questi due ambiti, magari pretendendo di dimostrare scientificamente, con calcoli, misurazioni e compassi, l’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima, il peso dell’anima, come fece quel tale in età positivistica che calcolò il peso di una persona da viva e poi da morta e calcolando la differenza, disse che quello era il peso dell’anima che non c’era più perché era morta la persona e che pesava a quel punto meno. Ma nemmeno possiamo utilizzare il metodo della “fede nella scienza”. Ecco perché parlare di “credere nella scienza”, come fa Matteo Bassetti, è un frammento della ragione, dacché credere nella scienza, lo dico nel modo più diretto possibile, è un gesto antiscientifico. Infatti il credere riguarda altre esperienze dello spirito e riguarda legittimamente altre esperienze dello Spirito. La scienza non ha bisogno del credere, dacché procede col metodo scientifico, non con la fede. Un medico che parlasse di fede nella scienza starebbe per ciò stesso, negando i presupposti stessi della scienza che procede alla maniera galileiana, provando e riprovando con le sensate esperienze, non certo con il dogmatismo della fede.

La fede riguarda ambiti che cadono al di là dell’esperienza empirica, come l’esistenza dell’anima immortale o di Dio. Ma la scienza invece riguarda gli ambiti dell’empirico, dove non c’entra nulla la fede, perché vale la ragione, il calcolo, la misurazione, il metodo scientifico, appunto. Ed è particolarmente significativo, però, quel che dice Bassetti, che non ha propriamente inventato nulla di nuovo, ma ha semplicemente ripreso un’espressione divenuta ubiquitaria in questi due anni. Perché in effetti la scienza sta diventando a tutti gli effetti una vera e propria religione, una religione senza cielo, una religione senz’anima, una religione materialistica del calcolo e della misurazione, una religione dogmatica che, proprio perché diventa religione e implica il credere, nega paradossalmente la scienza stessa quanto più la invoca, dacché la scienza non ha bisogno del credere, ma ha bisogno del metodo scientifico. La scienza non ha bisogno di imporsi coi dogmi, ma si impone con la docile forza della ragione. Insomma, tempi davvero interessanti, questi in cui la scienza sta negando se stessa diventando dogmatismo scientifico che sostituisce il metodo della scienza con il credo proprio della religione.

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